- Luca Marelli
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No, non mi schiero.
L’ho detto mesi orsono, in un momento in cui ancora non si conoscevano gli effettivi candidati (anche se, ad onor del vero, era un po’ come il segreto di Pulcinella poiché era scontato che i contendenti sarebbero stati Trentalange e Nicchi, quest’ultimo arrivato ormai alla quinta candidatura), lo ripeto oggi: è giusto che i contendenti abbiano l’occasione di esporre i propri programmi elettorali.
Come spesso capita, le armi sono state affilate ben prima dell’inizio ufficiale della campagna elettorale, tanto è vero che sono nati immediatamente siti a sostegno dell’uno o dell’altro e canali youtube dedicati.
Potrebbe essere una campagna elettorale completamente nuova: in passato siamo stati abituati a visite programmate presso i vari CRA, a tour presidenziali nelle sezione di tutta Italia, ciò che in questo caso sarà impossibile: l’emergenza sanitaria impedirà comizi elettorali mascherati da visite doverose dei dirigenti, in questi trenta giorni i candidati dovranno raggiungere i propri elettori solo grazie agli strumenti virtuali.
Ecco, dunque, l’apertura sui canali social, in particolare sulla piattaforma più conosciuta con due video molto differenti ma che già ci lasciano qualche indizio sulla strutturazione della campagna elettorale.
Da una parte abbiamo, infatti, un presidente in carica da dodici anni che ha puntato tutto su un testo preparato mentre scorrono immagini che lo vedono ritratto accanto a tanti dirigenti (anche se ha lasciato l’amaro in bocca vedere foto di Lastrucci e Farina a cui, purtroppo, abbiamo detto addio troppo presto: sarebbe stato meglio evitare accostamenti del genere, soprattutto perché non possiamo sapere se avrebbero gradito), dall’altra un competitor che ha, per ora, puntato sui sentimenti di appartenenza all’associazione ed alla necessità di quantomeno creare le basi per delle riforme interne che non sono più rinviabili.
Lo scrivo con assoluta mancanza di diplomazia: dei due video mi è piaciuto poco o nulla. Il video di presentazione di Nicchi assomiglia a dei filmati di decenni orsono con la differenza che le foto attuale sono a colori.
Per contro Trentalange si è presentato con un messaggio oggettivamente banale ma ha perlomeno evitato di autocelebrarsi.
Capisco la necessità di evitare la pubblicazione di frasi poco edificanti ma la chiusura di entrambi alla possibilità di scrivere commenti in calce ai video la dice lunga sul livello di apertura mediatica e massmediatica dell’associazione, minimo comune denominatore del presidente uscente e del competitor.
Negli scorsi giorni ho lanciato una proposta: ho comunicato che il mio personale canale youtube (lo trovate qui, per chi fosse interessato: https://www.youtube.com/c/LucaMarelliblog/featured) sarà a disposizione di entrambi gli schieramenti nel caso decidessero che sia venuto il momento di esporsi per una discussione pubblica sul tema arbitrale, evitando di affidarsi a documenti vuoti (come, per esempio, il pdf inviato da Nicchi a presidenti e delegati, venti pagine di nulla cosmico che non affronta minimamente i problemi reali dell’AIA, come il reclutamento, la violenza, la necessità di una giustizia domestica totalmente indipendente ecc.) o programmi elettorali talmente generici da risultare al limite dell’incomprensibile..
Non so quale riscontro avrà una tale proposta e non so nemmeno se ci sarà un minimo riscontro.
Certamente è sbagliata la lettura che alcuni hanno ipotizzato: NON è affatto una provocazione.
Se avessi voluto essere provocatorio avrei mandato una mail direttamente ai candidati con domande senza senso oppure proponendo dibattiti live senza costrutto.
In realtà, che piaccia o meno, l’unico canale tematico sugli arbitri è quello che curo personalmente (vogliate scusare l’autocitazione ma è oggettivamente così) e, nelle passate circostanze, i candidati non si sono mai esposti in prima persona se non con qualche intervista pubblicata a pagina trenta dei quotidiani sportivi e non.
Naturalmente la gran parte delle persone che conoscono la mentalità di chi guida o di chi si propone per guidare l’associazione è convinta che non ci sarà alcun dibattito “pubblico” sulle elezioni.
Sotto sotto lo penso anche io, perché sono ben consapevole che la paura di confronto all’esterno è un tratto comune di tutti gli associati, in particolar modo dei dirigenti che preferiscono da sempre rifugiarsi nella zona comfort piuttosto che esporsi ad una discussione con persone terze.
Ecco, pertanto, il motivo di interviste singole, di video in prima persona con testi preconfezionati, imparati a memoria oppure letti su un tablet mentre scorrono immagini varie, di comparsate più o meno richieste nelle varie televisioni o radio.
Per quanto possa sembrare poco probabile, credo che possa essere il momento buono per tentare una minima apertura al dialogo col mondo esterno: non sono un giornalista, non sono un esperto di politica internazionale ma credo di avere buone basi per poter approfondire compiutamente i programmi, gli obiettivi ed il passato dirigenziale di chi si propone di essere la guida dell’AIA per il prossimo quadriennio (in realtà un triennio e mezzo) olimpico.
Naturalmente la proposta contiene in sé un minimo di provocazione: stimolare quantomeno la discussione su un punto fondamentale della comunicazione associativa.
La comunicazione mediatica AIA, come ben sappiamo, è sempre stata inesistente.
Questo schema poteva ben funzionare negli anni ottanta e novanta, durante i quali i mezzi di comunicazione erano ridotti sostanzialmente a tre tipologie: carta stampata, radio e televisione.
Dagli anni novanta in poi abbiamo assistito, noi non più giovanissimi, ad una esplosione dei social, un mezzo comunicativo che in un primo tempo è stato marginale ma che oggi rappresenta il veicolo principale di collegamento tra persone.
Diciamolo chiaramente: alle televisioni nazionali ed alle trasmissioni sportive locali il mondo arbitrale interessa poco o niente.
Durante il periodo estivo, per esempio, non si conosce nulla di quel che è l’attività dell’AIA perché non ci sono campionati.
Durante la stagione sportiva, al contrario, l’attività arbitrale è strumentale all’implementazione degli ascolti, cavalcando polemiche su presunti errori dei direttori di gara, fantomatici complotti di palazzo, aiuti a questa o quella società corredati dagli immancabili scandali che, sistematicamente, si rilevano come enormi bufale.
In questo periodo storico, inoltre, la tecnologia ha rappresentato una rivoluzione copernicana nelle abitudini degli sportivi ma, soprattutto, una leva per ulteriori discussioni, spesso svuotate di significato da chi mastica regolamenti e protocolli ma ampiamente trattate (spesso basandosi su presupposti inesistenti e concetti letteralmente inventati di sana pianta) da chi non ha come target l’informazione ma solo l’aumento dell’attenzione. Sui social si stanno moltiplicando infinitamente gli account di persone che tendono a fidelizzare una cerchia ben delimitata di followers puntando il mirino proprio sugli arbitri: operazione semplice perché priva di opposizione tecnica ma, al limite, contestata da chi è caratterizzato dalla medesima mancanza di obiettività di chi veicola il messaggio social di parte.
Proprio per questo motivo sono nati spazi come questo: una voce (anzi due, dato che Max Dotto rappresenta uno dei più capaci formatori tecnici dell’ambiente extra AIA) che possa portare un minimo di conoscenza su aspetti ancora totalmente sconosciuti.
La mancanza di conoscenza, inutile negarlo, è anche colpa dell’associazione che negli ultimi trent’anni è rimasta ancorata ad una autoreferenzialità che non funziona più e che, soprattutto, non ha più alcun motivo di esistere.
Ecco, dunque, la necessità che queste elezioni non vengano confinate, come al solito, ad un dibattito interno (spesso limitato per mancanza di spazio disponibile a chi non è parte integrante del comparto dirigenziale preminente) che si risolvano in un contenzioso virtuale tra due persone che ambiscono ad una poltrona presidenziale.
Il dibattito pubblico non ci sarà mai su una rete nazionale.
Al limite, come in passato, vedremo e leggeremo una paginata interna di un quotidiano dedicata sinteticamente al programma elettorale del competitor che presenterà le proprie osservazioni “inaudita altera parte”, cioè senza la possibilità di un confronto sulla fondatezza o meno di quanto sostenuto.
Credo che, nel 2021, sia ormai improcrastinabile un’apertura mediatica all’esterno: non ha senso che solo presidenti, dirigenti benemeriti e delegati abbiano accesso ai programmi dei candidati ma che tutti, anche chi non ha una tessera AIA, possano conoscere almeno virtualmente ciò che hanno in mente coloro che si propongono come guide del movimento da qui al 2024.
Per quanto mi riguarda, ci spero.
Spero che queste elezioni, per quanto limitate da soli trenta giorni di campagna elettorale, possano essere un primo tentativo concreto di apertura verso l’esterno.
Spero che emerga un minimo di coraggio e che tutto non si risolva, come sempre, in un tentativo di raccattare i voti necessari per essere eletti più che altro sulla base della rassegnazione o della esasperazione di un’associazione immobile da oltre dieci anni.
E che, soprattutto, ha perso oltre quattromila associati dal 2010 ad oggi...
Luca Marelli
Comasco, avvocato ed arbitro in Serie A e B fino al 2009, accanto alla professione si occupa di portare qualche spunto di riflessione partendo dal regolamento, unica via per comprendere ed interpretare correttamente quanto avviene sul terreno di gioco. Il blog (www.lucamarelli.it) è nato come un passatempo e sta diventando un punto di riferimento per addetti ai lavori ed appassionati.
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