- Massimo Dotto
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Oggi parliamo di contatti con la parte superiore del corpo, i cosiddetti contatti alti, e in particolare di gomitate, sbracciate e manate. Cercheremo di dare una lettura della punibilità disciplinare e tecnica di tali accadimenti alla luce di alcuni casi proposti nel Gruppo Regolamento e Casistica che gestisco su Facebook e che hanno generato qualche piccolo problema di interpretazione soprattutto accumunando casistiche diverse senza tener conto di alcuni particolari fondamentali che talvolta li differenziano enormemente.
Affronteremo quattro casi diversi provando a capire se sia stata presa la decisione giusta e quali siano le loro diversità: andremo in Spagna con Messi/Villalibre, e in Italia con Kessié/Ilicic, Messias/Ceccherini e Petagna/Chiellini.
Prima di vedere i casi, riassumiamo le parti di Regolamento che ci aiutano nel giudicare la punibilità tecnica e la punibilità disciplinare, argomenti affrontati e approfonditi proprio di recente nello speciale, in tre articoli, sulla gravità dei falli pubblicato in questo blog, che vi invito a leggere.
Un contatto con le braccia non è sempre punibile, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista disciplinare.
Come altri falli, la cui punibilità disciplinare si basa sulla gravità del contatto stesso, si deve valutare se sbracciate e gomitate cadano in una delle seguenti categorie che classificano li contatti punibili: Negligenza, Imprudenza e Vigoria Sproporzionata
Il regolamento nella regola 12 a pag. 88 dice:
- “Negligenza” significa che il calciatore mostra una mancanza di attenzione o considerazione nell’effettuare un contrasto o che agisce senza precauzione. Non è necessario alcun provvedimento disciplinare.
- “Imprudenza” significa che il calciatore agisce con noncuranza del pericolo o delle conseguenze per l’avversario e per questo deve essere ammonito.
- Con “vigoria sproporzionata” si intende che il calciatore eccede nell’uso della forza necessaria e mette in pericolo l’incolumità di un avversario e per questo deve essere espulso.
Tali categorie non hanno una netta distinzione ed anzi si tende a rappresentare la gravità del fallo, da quello meno grave a quello più grave, come una progressione di intensità e pericolosità che passa dal non fallo, al fallo negligente, al fallo imprudente, fino ad arrivare al fallo commesso con vigoria sproporzionata, ma tra una tipologia e l’altra vi è una zona grigia in cui l'abilità dell'arbitro deve portarlo a discernere con particolare attenzione.
Il regolamento ci dà anche le due definizioni che ci permettono di distinguere tra grave fallo di gioco e condotta violenta. Entrambe portano alla commina di un cartellino rosso ma con una valenza diversa.
Le due parti che ci interessano sono nella regola 12 a pag. 97:
“Grave fallo di gioco
Un tackle o un contrasto che mette in pericolo l’incolumità di un avversario o commesso con vigoria sproporzionata o brutalità deve essere sanzionato come grave fallo di gioco. Qualsiasi calciatore che, in un contrasto per il possesso del pallone, colpisca un avversario da davanti, di lato o da dietro, utilizzando una o entrambe le gambe, con vigoria sproporzionata o che metta in pericolo l’incolumità di un avversario, si rende colpevole di un grave fallo di gioco.
Condotta violenta:
Un calciatore si rende colpevole di condotta violenta quando usa o tenta di usare vigoria sproporzionata o brutalità contro un avversario in mancanza di contesa per il pallone, o contro un compagno di squadra, un dirigente, un ufficiale di gara, uno spettatore o qualsiasi altra persona, a prescindere dal fatto che si concretizzi o no un contatto. Inoltre, un calciatore che, in mancanza di contesa per il pallone, colpisce intenzionalmente con le mani o le braccia un avversario o qualsiasi altra persona sulla testa o sul volto è colpevole di condotta violenta, a meno che la forza usata sia irrilevante.”
Veniamo quindi ai casi in esame.
Domenica 17 gennaio | Barcellona - Atletico Bilbao | 121’ minuto | Messi, Villalibre
I fatti: Siamo al termine di una partita tesa, con il Barcellona sotto di una rete, che sta impostando una azione d’attacco. Messi si trova marcato e lungamente contrastato da Villalibre, che, obiettivamente, pensa più a disturbare l’uomo che a seguire lo sviluppo dell’azione. L'attaccante argentino, con il pallone ormai lanciato in avanti e ben distante, colpisce volontariamente alla nuca l'avversario con un pugno.
L’analisi: In questo caso assistiamo alla peggiore delle casistiche di punibilità per l’uso delle braccia/mani. Vi è infatti nell'intervento dell'attaccante la piena volontà di colpire e di fare male all’avversario. Non c'è alcun dubbio sul fatto che ci troviamo di fronte ad una condotta violenta che porta inevitabilmente all'espulsione del calciatore colpevole. Tale situazione, sfuggita agli occhi dell’arbitro centrale, impegnato a seguire il fulcro dell’azione, è stata correttamente rilevata ed evidenziata dal VAR, che ha chiamato l’arbitro alla On Field Review. Arbitro che non ha avuto alcun dubbio, rivedendo l’azione, nel decretare la corretta espulsione dell’attaccante.
Sabato 23 gennaio | Milan – Atalanta | 51' minuto | Kessié, Ilicic
I fatti: per controllare un pallone vagante che rimbalza molto alto, Kessié, che in quel momento sta difendendo la propria area di rigore, indietreggia verso Ilicic che sta attendendo il pallone mentre è impegnato in un corpo a corpo con un altro difendente. Kessié allarga il braccio sinistro per contendere il pallone all'avversario cercando di impedirgli di prendere posizione, ma alza molto il braccio, sopra il livello delle spalle, e colpisce con una discreta intensità con l'avambraccio il volto dell'attaccante.
L’analisi: Tale movimento è punibile perché è costituito da una sbracciata controllata del difendente che però dimostra quantomeno negligenza, se non, più propriamente, imprudenza ad alzare il braccio sopra il livello della spalla e muovendolo all'indietro verso il proprio punto cieco di visione. In tal modo si prende quindi la responsabilità di un eventuale contatto con l'avversario. Contatto che effettivamente avviene e, essendo in pieno volto con un movimento ampio anche se non particolarmente caricato, può portare ad una valutazione dell'intensità per capirne la punibilità disciplinare. Solitamente, come in questo caso, si tratta di interventi imprudenti e sicuramente la punibilità tecnica viene data per scontata. A differenza dell’episodio precedente, infatti, il difendente ha qui tutta la possibilità di controllare pienamente il proprio movimento e decide di muovere il braccio in quella direzione ed alzarlo a livello volto, decretando quindi la punibilità del suo gesto nel momento in cui colpisce l’avversario.
Domenica 10 gennaio | Verona – Crotone | 27' minuto | Messias, Ceccherini
I fatti: Durante la fase di impostazione di gioco del Crotone dalla propria trequarti, Messias, che in quel momento si trova nei pressi della linea mediana, quindi con pallone ampiamente non a distanza di gioco, cerca di liberarsi dalla marcatura di Ceccherini ma lo colpisce al volto con una sbracciata.
L’analisi: La punibilità tecnica e disciplinare di un episodio come questo viene decretata dalla parte di regolamento che comprende questo tipo di casistiche, sotto la voce della condotta violenta. In particolare, qui è fondamentale la mancanza di contesa del pallone. Infatti, per i colpi in testa e al volto, si stabiliscono solitamente due parametri: il primo è la presenza del pallone a distanza di gioco, il secondo è l'intensità del contatto. Nel caso di mancanza del primo parametro, è sufficiente che la forza del contatto non sia irrilevante per decretare il cartellino rosso.
Per il primo parametro, tra l’altro, ci viene in aiuto questa parte del regolamento:
“Quale significato deve darsi all’espressione “distanza di gioco”?
La distanza dal pallone che consente, in relazione alla velocità dell’azione, a un calciatore di toccare il pallone allungando il piede o saltando o, per i portieri, saltando con le braccia protese.”
Tale definizione sottolinea, in questo caso, come il pallone non fosse assolutamente a distanza di gioco.
Per il secondo parametro dobbiamo fare riferimento alle indicazioni del Settore Tecnico che si rifanno alla definizione nella lingua italiana della parola "irrilevante". Quindi, come da vocabolario Treccani, per esempio: "Irrilevante: Privo di rilievo, che ha poca o nessuna importanza o gravità". Come vediamo si tratta di contatti alla stregua di carezze o buffetti o minimi contatti di striscio. Il caso in questione non pare proprio un contatto irrilevante, tanto più che il calciatore colpito subisce una lacerazione che lo fa sanguinare.
Si tratta, a mio avviso, di un caso di competenza del VAR, dato che l'arbitro in quel momento era completamente concentrato altrove, ovvero rivolto verso il fulcro dell'azione, e quindi si tratta di un grave episodio non visto che avrebbe dovuto essere portato all’attenzione dell’arbitro centrale e sanzionato con un cartellino rosso per condotta violenta, in seguito a On Field Review.
Mercoledì 20 gennaio | Juventus – Napoli | 17' minuto | Bonucci, Petagna, Chiellini
I fatti: in area della Juventus saltano per colpire il pallone di testa tre calciatori: Bonucci e Chiellini della Juventus e, in mezzo a loro, Petagna del Napoli. Cercando di contrastare il pallone, Bonucci e Petagna vengono a contatto, con il napoletano in maggiore elevazione, che viene sbilanciato dall'avversario, il quale non commette alcuna infrazione. Ricadendo però l'attaccante, che vede Chiellini avvicinarglisi dall'altro lato, protende istintivamente il braccio per evitare uno scontro tra i corpi. Contemporaneamente anche Chiellini allunga le mani verso l'attaccante per lo stesso motivo. Il gomito di Petagna finisce sul volto di Chiellini in modo totalmente fortuito.
L’analisi: Questa gomitata non è punibile, ma la sua non punibilità non deriva dal fatto che sia totalmente involontaria, ovvero, se fosse volontaria, sarebbe punibile, ma come sappiamo un colpo al volto può essere punibile anche se totalmente involontario. La logica, però, che rende punibile un tale movimento è che esso sia connotato da negligenza o da imprudenza o da vigoria sproporzionata. Ovvero che sia un fallo. Nel caso in questione c'è qualche particolare fondamentale che ci permette di giudicare come non punibile tale intervento, ovvero il fatto che l'attaccante sia stato sbilanciato nella sua elevazione dall'avversario e che il suo protendere il braccio verso Chiellini derivi da un istinto di conservazione che lo porta a protendere l'arto per evitare uno scontro più duro. Purtroppo, l’effetto è diverso dall’intento, ma ciò non toglie che non ci sia negligenza, imprudenza o vigoria sproporzionata in quel gesto. Non c’è quindi movimento né colpevole né colposo da parte del calciatore, poiché nel suo movimento il calciatore fa di tutto per diminuire l'impatto ed è solo la “sfortuna” a volere che il suo braccio incocci con il volto dell'avversario.
Come abbiamo visto vi sono diverse sfumature da cogliere per non cadere nell’errore di ritenere punibili allo stesso modo movimenti che solo apparentemente sembrano uguali. Un arbitro deve essere bravo, in un brevissimo lasso di tempo, a cogliere segnali, dettagli e dinamiche che, attraverso la propria esperienza e lo studio delle casistiche, lo possano portare a prendere la decisione più corretta.
Massimo Dotto
Informatico e Osservatore Arbitrale di calcio a 11 a livelli nazionali fino al 2014, per passione da molti anni si dedica al difficile compito di diffondere la conoscenza sul Regolamento del Calcio, in particolare su Facebook. Il Gruppo di cui è co-admin riunisce migliaia di appassionati fornendo materiale unico ed utile per l'analisi delle più disparate casistiche arbitrali ed il mondo dell'arbitraggio.
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