Sono passati ormai alcuni anni da quando si è iniziato ad usare gli acronimi D.O.G.S.O. e S.P.A.. Il loro significato è ormai di dominio pubblico, ma c’è ancora talvolta poca uniformità nell‘interpretazione dei criteri che portano alla loro determinazione, specie se non ci si riesce a slegare da qualche retaggio del passato che crea ancora oggi qualche errore di troppo. Cerchiamo quindi di capire meglio la situazione…

 

Elenco degli argomenti trattati nell'articolo:

> SPA e DOGSO: la differenza che probabilmente banale non è

> la Condotta Gravemente Sleale e il suo carico di rossi

> la risposta fondamentale e gli allora requisiti

> l’apparente evoluzione da CGS a DOGSO

> il punto di vista disciplinare, un argomento più complesso di quel che sembra

> quel particolare scomparso che crea ancora plurivocità

 

SPA e DOGSO: la differenza che probabilmente banale non è

 

SPA è l'acronimo di "stop a promising attack", ovvero interrompere una promettente azione d'attacco.

DOGSO è l'acronimo di "denying (a goal or) an obvious goal-scoring opportunity" che significa negare (la segnatura di una rete o) un'evidente occasione di segnare una rete.

Curiosamente non vi sono particolari parametri per stabilire quando un'azione d'attacco possa definirsi promettente, mentre il concetto di interruzione di una evidente occasione da rete è molto più sviluppato nel regolamento. Probabilmente la maggiore attenzione su quest’ultimo aspetto deriva dal fatto che è in gioco l'espulsione del calciatore colpevole, e quindi il concetto deve essere più chiaro o comunque avere dei confini più marcati.  

Purtroppo questi confini, alla luce dei fatti, non sono così evidenti e talvolta quando ci troviamo in quella zona grigia che separa SPA e DOGSO i pareri degli arbitri, degli osservatori e degli organi tecnici, non sempre collimano. Ciò è dovuto a mio parere anche ad un retaggio del passato che distorce in qualche modo il giudizio, vediamo di arrivarci.

 

la Condotta Gravemente Sleale e il suo carico di rossi

 

Correva l’anno 2002 e ci si rese conto del bisogno di stigmatizzare dei comportamenti che, pur se puniti anche in precedenza col cartellino rosso, avevano bisogno di una definizione di “tipo di comportamento inaccettabile” a se stante, così nacque la locuzione “Condotta Gravemente Sleale” (CGS) che racchiudeva una serie di comportamenti che avrebbero portato alla massima punizione disciplinare. 

La CGS allora comprendeva:

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> impedire alla squadra avversaria di segnare una rete o privarla di una chiara occasione da rete, toccando volontariamente il pallone con le mani (ciò non si applica al portiere dentro la propria area di rigore)

> annullare una chiara occasione da rete ad un calciatore che si dirige verso la porta avversaria commettendo un fallo punibile con un calcio di punizione o di rigore

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Nel 2006 la Condotta Gravemente Sleale meritò un paragrafo a sé e l’introduzione di criteri per la sua valutazione. 

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È necessario, quindi, al fine di assicurare la maggiore uniformità di giudizio e la minore discrezionalità di valutazione indicare i CRITERI che consentono di definire EVIDENTE un’occasione di segnare una rete:

1) La direzione dell’azione: il calciatore deve dirigersi verso la porta avversaria e non genericamente verso la linea di porta o ancora peggio verso un angolo del terreno;

2) La probabilità di controllare il pallone: il calciatore deve essere in possesso del pallone o deve poterlo raggiungere e controllare facilmente;

3) Il numero dei difendenti capaci di intervenire nell’azione e la loro dislocazione (uno o nessuno tra il calciatore e la porta, oltre a colui che commette il fallo);

4) La posizione dove è commesso il fallo (più lontano è dalla porta, meno probabile che l’opportunità sia EVIDENTE);

5) C’era una concreta probabilità che l’attacco producesse un tiro in porta e,quindi, una rete se non fosse stato interrotto scorrettamente?

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Ma era un altro il paragrafo il punto fondamentale che è rimasto impresso nella cultura arbitrale come qualcosa di, purtroppo, difficilmente dimenticabile. Una dicitura poi tolta che non tutti sono riuscire a metabolizzare nel modo corretto adeguandosi al cambiamento.

 

la risposta fondamentale e gli allora requisiti

 

Pur variando la formulazione nel 2008 e tramutando il quinto punto nella domanda fondamentale: “c’era una concreta probabilità che l’attacco producesse un tiro in porta e, quindi, una rete se non fosse stato interrotto scorrettamente?il regolamento non rendeva facile la risposta, ovvero continuava a mantenerla distante dall’istinto arbitrale, costringendo ad una serie di “calcoli”

E la risposta a tale domanda fondamentale purtroppo non era sempre 42.

Il paragrafo “incriminato”, che ancora oggi miete “vittime di ragionamento”, era il seguente:

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Se manca uno qualunque di questi elementi, l’occasione di segnare una rete non può definirsi EVIDENTE. Inoltre, la presenza di ciascuno di questi elementi deve essere “chiara” perché l’espulsione sia appropriata secondo la Regola 12

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Paragrafo che, non a caso, fu rimosso nel 2016 dato che, a causa di una sua troppo pedissequa interpretazione, vedeva derubricare da DOGSO a SPA tutta una serie di casistiche per questioni di pochi gradi angolari in caso di direzione, pochi metri lineari in caso di distanza, ed elucubrazioni più o meno plausibili sul numero di difendenti.

Il quid è proprio quel termine “elementi” che è stato sempre interpretato come “requisiti” riducendo troppo spesso il giudizio che discriminava tra SPA e DOGSO ad un calcolo, costringendo ad esaminare i casi dotandosi di righello e goniometro per prendere una decisione.

 

l’apparente evoluzione da CGS a DOGSO

 

Il 2016 è stato un anno molto importante per l’evoluzione del regolamento del gioco del calcio, infatti sono state introdotte numerose modifiche. Tra le novità introdotte, c’è stato un importante cambiamento sul “fallo da ultimo uomo”. La volontà, come spiegò il Direttore Tecnico dell’IFAB David Elleray, è stata quella di avvicinare le regole a ciò che il calcio vuole, e questo cambiamento, come quelli seguenti, è puro frutto di questa volontà. Si è passati quindi dalla definizione di Condotta Gravemente Sleale all’attuale DOGSO, ma, all’atto pratico si parla comunque di negare una evidente opportunità di segnare una rete.

La parte veramente cambiata riguarda il disciplinare con la decisione di eliminare la famosa “tripla sanzione”, ovvero il calcio di rigore, l’espulsione e la squalifica per la gara successiva, che subiva il calciatore (di norma il portiere) che, nella propria area di rigore, commetteva un fallo tale da negare alla squadra avversaria la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete. 

 

il punto di vista disciplinare, un argomento più complesso di quel che sembra

 

Alfredo Trentalange, responsabile del Settore Tecnico dell’Associazione Italiana Arbitri, intervenuto all’incontro tecnico del 2016 sulle novità introdotte dall’IFAB, spiegò per primo ufficialmente il cambiamento sulla logica disciplinare. 

Logica che, nella sua struttura principale, rimane ancora oggi intatta.

Ciò che è cambiato da allora è la decisione disciplinare sulla tipica azione da “tripla sanzione", ovvero il portiere che in uscita nell’uno contro uno, all’interno della propria area di rigore, cercando di colpire il pallone, nega una evidente opportunità di segnare una rete all’avversario perchè invece di colpire il pallone, travolge l’attaccante in modo non violento. A quel punto l’arbitro fischia accordando il calcio di rigore e, invece di un cartellino rosso come in passato, commina un cartellino giallo. 

Naturalmente è una casistica che abbraccia anche casi in cui non è direttamente coinvolto il portiere come reo del fallo, infatti la nuova formulazione in pratica dice che quando un calciatore commette un fallo all’interno della propria area di rigore, punibile con un calcio di rigore, compiendo un “genuino” tentativo di giocare il pallone, ma negando un’evidente opportunità di segnare una rete, non deve essere espulso come in passato.

Cosa significa “genuino”? Significa in pratica che il calciatore (o il portiere) cerca lealmente di contendere il pallone. Ma questo è un altro argomento che merita un approfondimento specifico, perché è un punto critico che crea ancora molte incertezze specie tra i giovani arbitri anche a causa di particolari interpretazioni avvenute in serie A.

 

quel particolare scomparso che crea ancora plurivocità

 

Come abbiamo visto i criteri per la valutazione di un DOGSO non sono cambiati nel tempo. Infatti sia la distanza dalla porta, sia la direzione generale dell’azione, sia il controllo o la probabilità del futuro controllo del pallone da parte dell’attaccante, sia il numero di difendenti che possono intervenire, restano criteri validi oggi come allora per capire se ci troviamo in presenza di una cosiddetta “chiara occasione da gol”

Qui l’attuale formulazione del paragrafo che descrive il DOGSO:

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Negare la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete (D.O.G.S.O.)

Se un calciatore nega alla squadra avversaria la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete con un fallo di mano, il calciatore dovrà essere espulso, a prescindere dal punto in cui avviene l’infrazione. 

Se un calciatore, all’interno della propria area di rigore, commette un’infrazione contro un avversario, al quale nega un’evidente opportunità di segnare una rete e l’arbitro assegna un calcio di rigore, il calciatore colpevole dovrà essere ammonito se l’infrazione deriva da un tentativo di giocare il pallone; in tutte le altre circostanze (ad esempio: trattenere, spingere, tirare, mancanza di possibilità di giocare il pallone, ecc.) il calciatore colpevole dovrà essere espulso.

[...]

I seguenti criteri devono essere presi in considerazione:

• La distanza tra il punto in cui è stata commessa l’infrazione e la porta

• La direzione generale dell’azione di gioco

• La probabilità di mantenere o guadagnare il controllo del pallone

• La posizione ed il numero dei difendenti

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Il cambiamento dovuto alla rimozione del paragrafo che sanciva la necessità di tutti quattro gli elementi resta però punto focale sulla corretta interpretazione di tali casistiche.

Sento troppe volte giustificare la derubrica di un’azione a SPA perché “non ci sono tutti quattro i requisiti” e tale frase è deleteria per un corretto giudizio, perché non si tratta di “requisiti” ma di criteri

Quindi sono condizioni da tenere presenti, come sempre cum grano salis. 

Infatti possono sussistere evidenti occasioni di segnare una rete anche se l’azione non è generalmente diretta tra i pali della porta avversaria, e possono esistere anche in caso di falli addirittura nella metà campo opposta alla porta dove gli attaccanti vogliono segnare.

Tutti i criteri vanno infatti valutati in relazione alla dinamica dell’azione.

Il “troppo distante dalla porta”, ad esempio, va valutato in relazione alla reale possibilità che hanno i calciatori difendenti di intervenire, al tempo che il calciatore presumibilmente ci metterà ad arrivare in zona di tiro, al rischio ragionevole di perdere o non guadagnare il controllo del pallone.

Il “non è diretto in porta” o “è troppo laterale”, ad esempio, va valutato in relazione al possibile sviluppo dell’azione, ai rapporti tra spazialità e tempistica dell’azione, non meramente come un calcolo geometrico di angoli e vettori.

 


Quello che secondo me dovrebbe essere il faro di ogni decisione è la buona vecchia domanda: “C’era una concreta probabilità che l’attacco producesse un tiro in porta e,quindi, una rete se non fosse stato interrotto scorrettamente?prendendo in esame tutti quattro i criteri in modo che la decisione assecondi anche e soprattutto il nostro istinto arbitrale, sperando che, essendo la domanda fondamentale, per la risposta non servano sette milioni e mezzo di anni.

Massimo Dotto

Informatico e Osservatore Arbitrale di calcio a 11 a livelli nazionali fino al 2014, per passione da molti anni si dedica al difficile compito di diffondere la conoscenza sul Regolamento del Calcio, in particolare su Facebook. Il Gruppo di cui è co-admin riunisce migliaia di appassionati fornendo materiale unico ed utile per l'analisi delle più disparate casistiche arbitrali ed il mondo dell'arbitraggio.

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