É di pochissime ore fa la notizia (peraltro non inattesa, considerando le ultime voci in merito) dell’aggiudicazione definitiva dei diritti televisivi della Serie A a DAZN per il triennio 2021/2024, per una somma di 840 milioni di euro.

Una rivoluzione rispetto alle abitudini degli ultimi anni: niente più esclusiva di Sky per gran parte del nostro campionato, probabilmente l’emittente satellitare dovrà “accontentarsi” di trasmettere solo tre partite a settimana e non in esclusiva.

Il primo effetto di questo epocale (e momentaneo?) cambiamento è la curiosità dilagante sulle modalità con le quali verranno trasmesse le partite: rimarrà un canale nel bouquet Sky (oggi lo troviamo sul canale 209) di DAZN oppure tutta la programmazione si trasferirà sul web? Ci dovremo abituare a seguire la Serie A con il collegamento internet delle Smart TV, di PC, cellulari e tablet?

Questo contributo è basato unicamente sulla personale esperienza e su quelle che ritengo possano essere i cambiamenti reali nelle abitudini dei telespettatori: nulla di ineccepibile, solo un punto di vista sul quale è legittimo (e mi attendo) valutazioni differenti.

Per quanto mi riguarda ho accolto con soddisfazione la notizia dell’aggiudicazione dei diritti a DAZN.
Questo posizione non è certo dovuta a disistima per Sky: al contrario ritengo che i professionisti della televisione satellitare siano eccezionali per tanti motivi ed il servizio offerto in questi anni sia stato di assoluta qualità.
Non mi soffermo più del necessario sulle critiche a telecronisti e talent: è il destino di tutti coloro che si occupano di calcio essere “bollati” come tifosi di questa o quella squadra, in un ambiente social troppo avvelenato da cultori del sospetto. Per molti è quasi una necessità fisica trovare il modo di dequalificare la professionalità altrui attribuendo simpatie od antipatie personali.
La verità è che, se si svolge un (qualunque) compito con professionalità, le (ovvie) simpatie personali passano in secondo piano per lasciar spazio alla necessità di un lavoro svolto nel miglior modo possibile, lasciando fuori dalla postazione di commento ogni elemento di sostegno personale all’una o all’altra squadra.
E’ chiaro che tutti, da giovani, siamo stati tifosi appassionati: se non ci fosse stata la gioventù passata a gioire o intristirsi per le sorti di una determinata squadra difficilmente si sarebbe potuta sviluppare la competenza tecnica necessaria per poter essere presi in considerazione dalle maggiori emittenti nazionali, satellitari o digitali.
Lo stesso concetto vale, ovviamente, per gli arbitri: non siamo certo dei paradossi sociali, anche noi abbiamo seguito una squadra di club nella gioventù, così come abbiamo speso tante ore al campetto sotto casa per giocare a calcio con gli amici e, magari, tesserati nelle giovanili della società del paese.
La mia prima squadra, per esempio, è stato il Prestino, un piccolissimo quartiere di Como che disputava le proprie gare su un terrificante campo a sette in ghiaia bianca, sulla quale ho lasciato vari strati di pelle delle gambe per anni, fornendo spesso lavoro alle farmacie della zona per disinfettanti e bende di vario tipo.

Detto ciò, la svolta di queste ore, a mio modesto avviso, presenta aspetti positivi e negativi, come ogni avvenimento che cambi radicalmente le abitudini di tutti.

Per toglierci il classico dente, sottolineo immediatamente due elementi di negatività che, peraltro sono strettamente legati tra loro:
1 – Aumento delle spese familiari per poter assistere ad eventi sportivi di vario tipo. Se, da un lato, DAZN già offre molto come varietà di eventi (grazie anche alla collaborazione con i canali di Eurosport), Sky rimane il punto di riferimento per il basket NBA, per le Coppe Europee di calcio, per la Formula 1, per il motociclismo e per altri mille competizioni nazionali ed internazionali. Per quanto mi concerne, per esempio, non rinuncerò alla qualità dei canali satellitari, stante la mai nascosta passione per altri sport oltre al calcio.
Capisco, però, coloro che oggi sono spaventati dal possibile aumento dei canoni di abbonamento, considerando la non banale constatazione che alcune partite delle prossime edizioni di Champions’ League sono state acquisite da una terza emittente e cioè da Amazon. Gare che, peraltro, non saranno visibili se non attraverso i canali della società di distribuzione americana (come già accade in Germania, per esempio);
2 – Direttamente collegato al punto precedente un rischio che non si può sottacere.
La pirateria è un problema gigantesco e difficilmente arginabile, soprattutto in considerazione del fatto che spesso è facilissimo collegarsi a streaming illegali di sperduti paesi orientali, in violazione palese dei diritti acquisiti.
Il possibile aumento dei costi di abbonamento potrebbe spingere molti utenti a cercare soluzioni alternative per contenere le spese mensili, eventualmente accedendo a servizi illegali forniti da piattaforme difficilmente rintracciabili.
Ovviamente questo non significa che sia legittima una soluzione del genere per ovviare al possibile aumento dei costi complessivi per potersi godere una programmazione completa. E’ una semplice osservazione, sulla base di quanto già accaduto in passato nonostante la presenza di (al massimo) due competitor (e non sulla medesima piattaforma).

Evidenziati quelli che, a mio parere, sono i due problemi principali sul tavolo della frammentazione dei diritti, passiamo alla parte più lieta della questione e cioè i punti positivi.

Sempre secondo una valutazione puramente personale, sono tre gli elementi da prendere in considerazione:
1 – la concorrenza, se non eccessiva, porta sempre ad un miglioramento dei contenuti.
Per quanto Sky, in questi anni, non abbia mai mostrato debolezza di contenuti, è anche vero che le altre reti si sono decisamente appiattite sui contenuti. Ciò è stato dovuto al fatto che non si è cercata più di tanto la qualità ma si è tentato di fidelizzare, con programmi più o meno apprezzabili, una cerchia determinata di spettatori.
Se da un lato Sky ha valorizzato il prodotto Serie A con approfondimenti di qualità (per quanto possa piacere o meno il parterre, trasmissioni come Sky Calcio Club o 23 sono dei gioielli di competenza) e la presenza di assoluti fuoriclasse del giornalismo (penso a Condò e Piccinini, per esempio), dall’altro in questi anni tutto il resto è stato offuscato dalla mancanza di contenitori pregevoli.
La stessa DAZN, per quanto affacciatasi da poco sul calcio italiano, non ha mai offerto contenuti di approfondimento, limitandosi a qualche intervista registrata. Con l’esclusiva del campionato di Serie A, ovviamente, dovranno essere implementate anche le trasmissioni di contorno.
2 – Potranno emergere telecronisti che, fino ad oggi, sono rimasti in una sorta di nicchia, dato che i campionati di Serie B italiana o stranieri non godono (come è normale che sia) della medesima visibilità della Serie A.
Finalmente il grande pubblico potrà conoscere la magnifica competenza di telecronisti di gran valore come Borghi, Buscaglia, Callegari, Iori e tanti altri. Oltre pvviamente a Pardo, da molto tempo nell’elite di questo ruolo.
Poi, chiaramente, non è da escludere che possano esserci degli aggiustamenti (immagino che Amazon dovrà dotarsi a sua volta di “voci” per la telecronaca delle partite di Champions di cui detiene i diritti) con passaggi di singoli professionisti dall’una all’altra emittente.
Naturalmente vale per i telecronisti lo stesso discorso delle trasmissioni: con una concorrenza non eccessiva (perché la frammentazione eccessiva porta ad una ovvia dispersione della qualità media) ci sarà la necessità di migliorare conoscenze, capacità, terminologia.
Diciamo che, per quanto riguarda l’ambito di cui direttamente mi occupo, già è stato un successo non sentir più pronunciare frasi come “danno procurato” o “disponibilità del pallone”: è un traguardo ma si può fare ancora di meglio.
3 – Una prospettiva che pochi considerano è la questione relativa alla tecnologia utilizzata.
Come sappiamo, DAZN trasmette soprattutto sul web (il canale dedicato sul bouquet Sky è stato introdotto l’anno scorso come eccezione per poter consentire agli abbonati di non dover vedere le gare su un’applicazione) e, per quanto si dica il contrario, la rete internet italiana è ancora indietro di anni rispetto agli altri paesi industrializzati.
Io stesso, per esempio, vivo in un paese che non è stato ancora raggiunto dalla fibra, con ovvie problematiche relativa a download e, soprattutto, upload.
La partnership tra DAZN e TIM potrebbe essere un’opportunità incredibile per portare un implemento rimarchevole nella connettività, portandoci ad un livello paragonabile a quello dei paesi simili al nostro.
Potrà sembrare un prospettiva assurda (il calcio che modernizza il paese) ma, a mio modesto parere, è una possibilità non così astratta.
DAZN, per esempio, è perfettamente a conoscenza del fatto che non potrà permettersi di trasmettere con qualche secondo di ritardo rispetto a Sky le partite non in esclusiva e dovrà implementare decisamente il servizio. Inutile anche solo ipotizzare i disservizi dei primi giorni, con centinaia di migliaia di persone impossibilitate a seguire gli eventi per problemi di copertura dell’emittente.
L’accordo tra DAZN e TIM non è certo casuale.
Mettiamola così: questo terzo punto non è una prospettiva concreta e certa.
É più una (fondata) speranza...

Luca Marelli

Comasco, avvocato ed arbitro in Serie A e B fino al 2009, accanto alla professione si occupa di portare qualche spunto di riflessione partendo dal regolamento, unica via per comprendere ed interpretare correttamente quanto avviene sul terreno di gioco. Il blog (www.lucamarelli.it) è nato come un passatempo e sta diventando un punto di riferimento per addetti ai lavori ed appassionati.

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