Qualche annetto fa, all’inizio di uno dei tanti raduni di Coverciano, gli arbitri si ritrovarono dopo una giornata terribile, con una quantità infinita di polemiche non su una singola partita ma su parecchie.

E’ inutile ricordare quali perché non è questo il punto.
Il designatore Collina, entrando in aula, ci guardò tutti con un’espressione molto rilassata e disse semplicemente: “non è successo niente, è normale”.

Ecco, dopo quanto accaduto in questi giorni, mi sento di poter affermare che non è successo nulla di particolare, è tutto normale.

Quel che deve essere  evidenziato è un altro problema, sotteso alle enormi polemiche relative all’episodio di sabato sera.
Credo sia superfluo tornarci, ormai lo avete visto migliaia di volte, lo avete sentito commentato anche di più, avete letto qualsiasi tesi, dalla più sensata alla più delirante.

Non c’è bisogno di dire a Voi arbitri che le riflessioni sull’avverbio “direttamente” siano completamente fuori dal mondo (pensate ad una rete segnata direttamente su calcio d’inizio: dobbiamo pensare che non sarebbe valida se, prima di oltrepassare la linea di porta, rimbalzasse sul terreno di gioco? Ovvio che si tratta di una sciocchezza), che la differenza tra “giocata” e “deviazione” è complessa per chi non sa nulla di regolamento ma appare piuttosto semplice per chi scende in campo ogni settimana.

Il rischio di un periodo come questo, nel quale si ascoltano e leggono tesi di ogni tipo, è che il giovane arbitro, ancora poco confidente (come è normale che sia) con il regolamento possa trovarsi in seria difficoltà nel comprendere come dovrà agire nel caso in cui gli dovesse accadere una fattispecie simile (non uguale perché episodi identici non esistono).

Ripeto da sempre un concetto: il gioco del calcio è molto semplice (altrimenti non sarebbe così diffuso nel mondo intero) ma è maledettamente complicato. E non è complicato perché le regole siano incomprensibili (anche se, oggettivamente, qualche pasticcio l’IFAB l’ha combinato con l’ultima versione) ma perché l’interpretazione dei singoli episodi spesso si perde nei meandri di mille interpretazioni differenti.
Il grande enigma da risolvere in queste circostanze è il seguente: di chi fidarsi?

Per quanto possa apparire un po’ supponente, provo a darvi una linea guida.
Mai fidarsi dei social.
Nei social c’è di tutto ma, soprattutto, ci sono migliaia di gruppi che riuniscono in un solo luogo virtuale persone che, più o meno, la pensano allo stesso modo. E pertanto non aspettatevi una risposta definitiva in un qualche gruppo che riunisce i tifosi dell’una o dell’altra squadra: ovviamente, per mantenere i propri contatti e per eventualmente aumentarne il numero, sceglieranno sempre la tesi che più rispecchia la loro “fede” calcistica.

Mai fidarsi del giornalismo militante.
Per quanto mi riguarda i giornalisti faziosi rappresentano una legittima espressione del pensiero ma una pessima rappresentazione di quel che dovrebbe essere la loro categoria. Il giornalista, per definizione, deve esprimere delle opinioni ma in modo equanime, cioè senza parteggiare chiaramente per qualcuno. Altrimenti il rischio è quello di avere grande credibilità da parte dei “suoi” tifosi e nessuna considerazione da parte degli altri. E non è certo un caso che talune strampalate tesi su quanto accaduto sabato  siano state veicolate proprio da loro “intemerate” (video farlocchi, analisi di un singolo avverbio).

Il paradosso si è raggiunto con la pubblicazione di un video nel quale Rizzoli spiegava il rigore da concedere alla Lazio per fallo di mano di Skriniar definendola “deviazione”. Ebbene, questo video è stato presentato con la seguente dizione: “qualcosa non quadra”.
Ebbene, cari ragazzi, quel video ha in realtà chiarito tutto: per un arbitro, anche giovanissimo, è facilissimo comprendere la differenza tra l’episodio Skriniar e l’episodio De Ligt. La differenza è proprio in ciò che ha detto nel video Rizzoli: Skriniar effettua una deviazione, a differenza di De Ligt che compie un tentativo (goffo) di giocata. La deviazione porta al calcio di rigore, la giocata alla non punibilità.

Mi direte: “e ma ci stai dicendo di seguire qualcosa pubblicato sui social!”.
Vero.
Ma il video rappresenta Rizzoli che spiega un episodio. Che sia stato presentato sui social come tesi a supporto della punibilità non ci importa: evidentemente chi l’ha selezionato o non ha capito nulla di quel che ha ascoltato oppure ha volutamente preso in giro i suoi followers ritenendoli poco intelligenti. Problemi loro.
Non c’è nessuna fonte che possa essere più credibile, attendibile e preparata di un organo tecnico. E, naturalmente, anche chi vi scrive queste righe non ha ritenuto non punibile il tocco di De Ligt per una intuizione divina: avevo seguito quella conferenza stampa, avevo salvato il video e ricordavo proprio quel passaggio esplicativo.
Una volta visto l’episodio, ricordata la spiegazione di Rizzoli e collegati i due punti, la soluzione è apparsa (come ho scritto) banale. Perché, alla fine, l’episodio è veramente banale sia nella dinamica che nella spiegazione tecnica. Non crediate che sia un caso che Irrati (arbitro) e VAR (Fabbri) abbiano deciso in pochi secondi: semplicemente anche per loro l’episodio era banale, facile, di immediata soluzione.

Sono consapevole che non sia facile essere obiettivi, anche se arbitri.
Anche io sono tifoso.
Sono tifoso di una squadra come lo sono tutti (o quasi): sono stato anche io bambino, ragazzino ed adolescente. Poi, col tempo, la passione per la divisa ha preso il sopravvento ed oggi riesco con semplicità ad esprimere un parere (magari anche sbagliato, certo) senza farmi condizionare dalla squadra per cui tifo.
Difficile? No, è naturale.
Non dirò mai la squadra per cui tifo per un motivo molto semplice: tornate sopra al paragrafo relativo ai giornalisti-tifosi e capirete il perché…

In sintesi: nel caso in cui abbiate dei dubbi, non cercate la risposta nella faziosità dei social. Cercatela nella competenza di chi spiega le regole, di chi ha arbitrato per decenni (e non necessariamente nelle massime categorie). E, se proprio avete un dubbio che non riuscite a togliervi, c’è il settore tecnico: tra centinaia di persone troverete sempre qualcuno che possa darvi le indicazioni giuste per giungere ad un chiarimento definitivo.

Luca Marelli

Comasco, avvocato ed arbitro in Serie A e B fino al 2009, accanto alla professione si occupa di portare qualche spunto di riflessione partendo dal regolamento, unica via per comprendere ed interpretare correttamente quanto avviene sul terreno di gioco. Il blog (www.lucamarelli.it) è nato come un passatempo e sta diventando un punto di riferimento per addetti ai lavori ed appassionati.

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