Partiamo da un concetto di primaria importanza: non tutte le informazioni che ci giungono sono esenti da impurità.
Anzi, al contrario, quasi tutte le notizie che leggiamo, ascoltiamo, a volte semplicemente vediamo, spesso sono contaminate da opinioni personali, dati falsi, omissioni strumentali.

Quante volte avete sentito parlare dell’art. 21 della Costituzione, quell’articolo che consente a chiunque di esprimere liberamente un’opinione?

Ebbene, l’articolo 21 della Costituzione non è una norma assoluta, nel senso che anch’essa ha delle limitazioni che, nel corso degli ultimi settant’anni circa, sono state elaborate dal potere legislativo dello Stato, dalla giurisprudenza e dalla Corte Costituzionale.

In tal senso, pertanto, la libertà di espressione è una pietra angolare della struttura dello Stato ma ha delle limitazioni.
In mancanza di limitazioni chiunque sarebbe libero di comportarsi senza alcuna barriera, sia essa legale od anche solo etica.
Pensate ad una estremizzazione del concetto: ritenete possibile insultare pubblicamente qualcuno? Oppure esaltare la figura di Mussolini ed auspicare il ritorno al regime fascista? Pensate che sia legittimo diffondere informazioni false su una persona?

Se l’articolo 21 fosse interpretato in senso assoluto, tutte le azioni poc’anzi elencate non potrebbero essere oggetto di azioni penali.
Ed invece esistono le querele per ingiurie e per diffamazione, esistono i procedimenti a carico di chi mostra pubblicamente nostalgie per il ventennio più vergognoso della storia d’Italia.

Ebbene, anche nel nostro mondo esistono delle limitazioni.
Chi esprime pubblicamente critiche all’associazione, ad un associato od anche all’organizzazione in quanto tale, deve sapere di incorrere in possibili sanzioni da parte degli Organi di Disciplina Nazionale o Regionale.
Tutte le associazioni, siano esse con o, come l’AIA, senza alcun fine di lucro, possono dotarsi di norme interne che limitino il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni.

Ciò, ovviamente, non significa divieto di iscriversi ad un social network oppure ad un forum di meteorologia. Chiunque, nella vita di ogni giorno, ha la sacrosanta libertà di condividere un post, di mostrare una foto, di elaborare il proprio pensiero su un avvenimento di attualità.
Tutto è concesso tranne alcuni punti elencati nell’art. 40 del Regolamento.

Ebbene, chi invoca l’articolo 21 pensando che tale norma possa superare automaticamente ogni vincolo associativo, o non ha capito nulla del significato della Costituzione o, peggio ancora, non lo ha nemmeno mai letta, fidandosi ciecamente delle affermazioni di taluni capipopolo.
Quei capipopolo non hanno alcun interesse ad informare ma spesso sono semplicemente dei megafoni per diffondere quel che le persone vogliono sentire, agglomerando attorno a sé masse di individui adoranti che si fidano, non approfondiscono, assorbono come realtà fattuali qualsiasi informazione veicolata dai social manager di personaggi noti.

Gli arbitri, o perlomeno quelli che nutrono qualche desiderio concreto di avanzare nelle varie categorie nazionali, hanno un carattere comune: non smettono mai di imparare, passano molto del tempo libero a studiare immagini e video, approfondiscono giorno dopo giorno la conoscenza della struttura associativa e delle regole di funzionamento della stessa.
Queste regole possono non piacere, possono anche sembrare troppo limitanti ma esistono.
E’ un po’ come la disciplina attuale del “tocco/fallo di mano”: molti la trovano poco comprensibile, a volte sbagliata nei parametri valutativi ma questa è e questa bisogna applicare. Se un arbitro decidesse scientemente di non adeguarsi alle indicazioni del Settore Tecnico e, ancora più in alto, dell’IFAB, automaticamente si porrebbe nella posizione di essere escluso dalle selezioni, non essendo in grado di far rispettare le regole.

Proprio in tal senso si pone il rispetto dei divieti posti in capo ad ogni arbitro: non si possono commentare pubblicamente oppure anche in chat visibili episodi relativi alle proprie direzioni di gara, non si possono rilasciare dichiarazioni pubbliche (se non con autorizzazione espressa del presidente), non è consentito mantenere rapporti con società di calcio. Sono solo esempi ma che servono per comprendere che spesso , anche di fronte ad episodi molto gravi, ci sono dei passaggi da rispettare.
Il concetto basilare non è il rispetto delle regole da parte del singolo. Questo è solo una parte del principio secondo cui tutti gli associati devono avere rispetto degli altri associati: per quale motivo dovrebbe essere tollerato un comportamento contro le regole liberamente accettate al momento dell’iscrizione all’associazione? Per quale motivo una persona dovrebbe sentirsi legittimata a comportarsi come gli pare per il sol fatto di essere stato oggetto di un episodio di rilevanza nazionale o locale? Nessuno obbliga nessuno a rispettare norme considerate non corrette: basta consegnare la tessera e liberarsi di qualsiasi vincolo.

Per quanto la comprensione umana per un episodio specifico possa creare una sorta di empatia con una persona, le regole devono essere uguali per tutti.
Possiamo discutere la sanzione in sé (forse troppo lieve, forse eccessiva: sono opinioni) ma non il principio secondo cui non è solo corretto ma persino doveroso intervenire nei confronti di chi si posizioni al di fuori delle regole, onde evitare che tutti possano sentirsi legittimati ad agire senza sottostare ad una qualsivoglia disciplina.

Un’associazione senza limiti, in particolare un’associazione come l’AIA che svolge un compito di interesse e rilevanza pubblica, non starebbe mai in piedi.
Qualcosa deve essere rivisto ma la base è fondamentale: la giustizia domestica ha l’obbligo di intervenire per evitare la deriva verso un caos disorganizzato.
Ed il caos non può essere tollerato in un’associazione che è nata per far rispettare le diciassette regole del gioco del calcio...

 

Luca Marelli

Comasco, avvocato ed arbitro in Serie A e B fino al 2009, accanto alla professione si occupa di portare qualche spunto di riflessione partendo dal regolamento, unica via per comprendere ed interpretare correttamente quanto avviene sul terreno di gioco. Il blog (www.lucamarelli.it) è nato come un passatempo e sta diventando un punto di riferimento per addetti ai lavori ed appassionati.

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