Vi sarete accorti, soprattutto in questa stagione sportiva, dell’enorme confusione sui tocchi/falli di mano: tutta colpa delle modifiche regolamentari?

Partiamo proprio da questo aspetto, fondamentale per portare un minimo di chiarezza su un argomento spesso dibattuto da persone che non hanno la minima idea di ciò di cui si occupano: non c’è stata alcuna modifica della regola 12.

Sorpresi?
Coloro che si sentiranno sorpresi da questa affermazione, probabilmente son parte di chi si è lasciato trascinare dalla corrente delle leggende metropolitane, veicolate da opinionisti superficiali o, peggio, da tifosi che strumentalizzano ogni episodio per portare a sé click su siti personali, apprezzamenti sui social, fidelizzazione dei meno attenti.

Non nascondiamoci dietro ad un dito: va bene prendere le difese in generale della categoria e, pertanto, anche delle istituzioni che si occupano del regolamento.
Ma difendere proprio tutto diventa non solo fastidioso ma anche malsano: si cadrebbe nel fideismo, in una sorta di accondiscendenza veicolata dalla forza del legislatore.

L’IFAB, lo scorso anno, ha contribuito non poco a creare confusione modificando la regola 12 nella parte dedicata ai falli di mano.
A mio parere, intervenendo sull’argomento, ha sbagliato in alcuni particolari:
1 - ha avuto la possibilità di introdurre, finalmente, la fondamentale differenziazione tra tocchi di mano e falli di mano. Invece ha continuato ad insistere su una schematizzazione semplificata che, al posto di apportare una certa coerenza di giudizio, ha solo creato ulteriore confusione. Non negli arbitri, sia chiaro, ma tra il grande pubblico (all’interno del quale esiste un’eterogenea quantità di figure, tra giornalisti e giornalai, opinionisti a costo zero [sì, gran parte di quelli che vedete in video nelle trasmissioni locali sono vanagloriosi che compaiono gratuitamente sperando di mettersi in mostra o per ottenere soddisfazione personale], ex qualcosa assortiti): non è un caso che, ascoltando radio e tv, spesso ci ritroviamo a sorridere di certe affermazioni.
Sorridiamo ma ci sarebbe da disperarsi, perché molto spesso questa colossale ignoranza si trasferisce  soprattutto nelle categorie inferiori che, come sappiamo, sono decisamente le più pericolose per migliaia di ragazzi e ragazze che ogni settimana compiono il proprio dovere.
Mi auguro che il prossimo 29 febbraio l’IFAB intervenga su questa parte del regolamento, introducendo una definizione distinta di tocchi e falli di mano perché, al momento, quel passaggio della regola 12 raggruppa tutto sotto una sola voce, facendo apparire tutto come omogeneo;
2 - ha introdotto alcuni parametri utilizzati da anni nel corpo della normativa ma, allo stesso tempo, ha escluso dalla definizione altri elementi che ne facevano parte in precedenza (si pensi, per esempio, alla questione relativa al “pallone inatteso”). Questa scelta non ha portato eccessivi problemi negli arbitri, ben consapevoli del fatto che poco o nulla sia cambiato ma, oggettivamente, è innegabile che qualche discrasia l’abbiamo notata anche noi “addetti ai lavori”.

Rosetti, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport del 4 gennaio scorso, ha detto:
Volontarietà e movimento del braccio verso il pallone sono immutati. Il vero ed unico cambiamento, oggettivo e punibile, è il gol mano/braccio, anche se accidentale, o il procurarsi una chiara occasione da rete”.
Ho qualche dubbio che la risposta sia stata esattamente riportata ma, in ogni caso, è abbastanza chiarificatrice.
Per chi mi segue da qualche tempo, questa affermazione non genererà alcuna sorpresa: come scrissi nel mese di agosto (questo il link, per chi fosse interessato) sui falli di mano non è cambiato assolutamente nulla dal punto di vista della punibilità.

Perché, allora, cambiare la definizione?
I presupposti erano ottimi, la resa è stata mediocre.
Il principio sul quale si è basata la novella regolamentare era di aggiornare la norma alla reale applicazione.
Fino alla scorsa stagione, infatti, la volontarietà era teoricamente la base di giudizio al fine di punire un contatto col pallone di mano o braccio.
In realtà, come sono ben consapevoli gli arbitri di qualunque età ed esperienza, da parecchi anni la volontarietà era stata sostituita da un concetto molto più ampio che possiamo avvicinare alla “colposità”: un contatto non volontario ma determinato da uno scarso o nullo controllo degli arti superiori.
Sono così stati introdotti negli anni l’aumento del volume corporeo, la congruità del gesto, l’attitudine del difendente nell’opposizione all’avversario.
In sintesi: la disciplina sul fallo di mano era stata di fatto modificata molto negli anni ed il regolamento appariva sostanzialmente anacronistico, dato che era rimasto ancorato ad un principio base che non trovava più concreta applicazione.

Se ponete l’attenzione ad un parametro molto spesso citato in queste settimane, lo stesso non esiste nel regolamento: Rizzoli, in questa stagione, si è sovente riferito alla cosiddetta “attitudine del difendente” oppure alla famosa immagine dell’uomo vitruviano.
Ebbene, come facilmente immaginabile non sono concetti presenti nella regola 12.

Perché, dunque, riferirsi a questi elementi?
Semplice: perché il regolamento non può contenere tutto.

Per spiegare questo passaggio, utilizzo un esempio che vi ripropongo.
Se un giorno decidessi di scrivere un manuale ipotizzando tutto ciò che sia immaginabile sul terreno di gioco, produrrei un manuale di 4000 pagine.
Ma di pagine ne mancherebbero 2000.
Se qualche anno dopo decidessi di aggiornare quel lavoro, probabilmente la nuova versione conterrebbe 10000 pagine.
Ma mancherebbero ancora 2000 pagine.

La realtà è che il calcio non è schematizzabile: ogni avvenimento deve essere analizzato nella sua unicità, non esistono episodi identici ma, al limite, molto simili.
Proprio per tal motivo è impossibile pensare ad una norma che renda oggettivo quel che oggettivo può essere solo in alcune circostanze.
Un po’ come il fuorigioco: sappiamo che il fuorigioco passivo non deve essere punito ma ci sono circostanze molto particolari sulle quali si possono legittimamente innestare delle discussioni per l’eccezionalità degli elementi fondanti.
Prendiamo, per esempio, la quarta rete realizzata dall’Atalanta contro il Valencia.
In generale il movimento di Ilicic non desta alcuna incertezza: non è mai punibile, a maggior ragione considerando la distanza dalla porta avversaria (circa cinquanta metri). L’episodio che abbiamo visto ieri sera, invece, si presta ad una discussione perché è molto al limite il movimento dell’attaccante sloveno: sicuramente non trae vantaggio dalla propria posizione ma possiamo affermare con certezza che non impatti con gli avversari?

Torniamo all’argomento di oggi.

Quel che ha detto Rosetti il 4 gennaio scorso avrebbe dovuto porre un punto fermo sulle discussioni, avendo affermato che non è cambiato nulla rispetto al passato.
Purtroppo, come ormai ben hanno compreso coloro che seguono la contemporaneità con un minimo di attenzione, diffondere una bufala od una falsa informazione è facilissimo, ben più complesso è far prevalere la verità.
Purtroppo dobbiamo rassegnarci: così come ci sono voluti anni per veder sparire un concetto inventato come il “danno procurato”, allo stesso modo dobbiamo prendere coscienza che queste sciocchezze sulle “nuove regole” continueranno a circolare per un po’, perlomeno fino a quando non spariranno i professionisti della pseudo informazione che faticano a leggere le istruzioni per utilizzare il forno di casa.

Alla fine cosa è cambiato realmente?
Come ha detto Rosetti, non è cambiato nulla se non la disciplina relativa ai tocchi di mano in attacco, quelli che consentono di realizzare una rete oppure di costruire nell’immediato una chiara occasione da rete per la propria squadra.

Vi dirò di più: questa è l’unica novità introdotta e mi piace pochissimo.
Passi per le reti realizzate di mano/braccio e che oggettivamente è sempre stato difficile far accettare.
Ma punire qualsiasi contatto di mano in fase di attacco (come sta in concreto accadendo) è secondo me contrario allo spirito del gioco, dato che viene sanzionata tecnicamente anche la casualità che, come sappiamo, non è oggetto di infrazione in fase difensiva.
Si è perciò creato un regolamento differente tra fase d’attacco e fase di difesa, utilizzando per la prima l’oggettività del tocco (inteso sempre come fallo) e per la seconda la valutazione della punibilità del tocco (che può essere fallo o semplice fatto da non considerare).

Tutto il resto è rimasto immutato.
Esistono oggi come esistevano ieri i parametri su cui fondare una decisione (posizione conferente o meno col movimento, dinamica dell’azione, aumento del volume corporeo ecc.), non è stato eliminato alcun presupposto (la volontarietà, di fatto, era già stata superata da almeno due decenni).

Che fare, dunque?
Semplice: continuare a diffondere conoscenza.
Cercando di ignorare chi volontariamente semina false informazioni.

Luca Marelli

Comasco, avvocato ed arbitro in Serie A e B fino al 2009, accanto alla professione si occupa di portare qualche spunto di riflessione partendo dal regolamento, unica via per comprendere ed interpretare correttamente quanto avviene sul terreno di gioco. Il blog (www.lucamarelli.it) è nato come un passatempo e sta diventando un punto di riferimento per addetti ai lavori ed appassionati.

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