Non lo nego: parlare di calcio in questo momento è difficile.
È difficile perché è quasi scontato cadere nella banalità, nel luogo comune o, peggio, nel patetico.

È possibile, perciò, trovare qualcosa di positivo alla vigilia di un periodo che si preannuncia durissimo per tutti, sia a livello sociale che economico?
Non so se sia possibile ma ci proviamo, ben consapevoli che nel prossimo futuro tutti saremo costretti a privazioni (la vita di ogni giorno per come l’abbiamo conosciuta finora, almeno per qualche settimana) ed anche a qualche sacrificio (perché le ricadute economiche non saranno di poco conto).
È chiaro che si tratta sostanzialmente di un “tentativo” di salvare il campionato, sul quale pesa come un macigno l’ipotesi di un contagio tra tesserati, oppure anche tra i raccattapalle e tra gli arbitri (perché nessuno è immune dal rischio).
Se dovesse accadere (e la statistica ci fa pensare che accadrà), probabilmente assisteremo al primo campionato dal dopoguerra sospeso a parecchie giornate dalla fine e non assegnato per motivi legati ad un’emergenza sanitaria.
No, non credete alle bufale in rete: non conta la classifica del girone d’andata e nemmeno l’ultima giornata completa.
I regolamenti della Lega di Serie A e della FIGC non contengono alcuna norma in merito, anche perché era difficile ipotizzare un problema così vasto su scala planetaria.

Che cosa possiamo fare in questo periodo?
Ecco la prima banalità: cercare di vivere ogni giorno come se fosse un giorno normale ma con la consapevolezza che dovremo osservare alcune misure estreme per garantire sicurezza a noi stessi ed a chi vive attorno a noi.

Non so che cosa accadrà all’attività di base, a quella attività che coinvolge la gran parte di voi giovani arbitri e semplici curiosi che state leggendo queste righe: a quest’ultimo gruppo di persone appartengono i tifosi privati della gioia dello stadio, gli sportivi che militano nelle categorie inferiori, i genitori che, in alcuni casi particolari, non potranno assistere alle gesta dei loro figli.

Possiamo però approfittare di questo periodo per goderci i suoni del campo che, spesso, sono coperti dalle telecronache e dai cori degli appassionati che frequentano regolarmente lo stadio.

In questi anni lontano dal terreno di gioco ho cercato nel mio piccolo di trasmettere qualcosa della personale esperienza, trasformandola in onomatopea: descrivere a parole un suono inudibile.
La maggior parte di coloro che frequentano questo blog conoscono perfettamente la differenza che esiste tra l’essere in tribuna e l’essere in campo.
Ciononostante le prossime settimane saranno molto particolari ed avremo un’occasione unica (ma che avremmo volentieri risparmiato): ascoltare il calcio e non solo limitarci a vederlo.

Come ho scritto la scorsa settimana, lo sport in ambienti enormi ma vuoti crea una sorta di effetto-eco a cui dovranno velocemente abituarsi tutti: giocatori, dirigenti, accompagnatori ed anche arbitri. Le parole non verranno coperte dal rumore di fondo, non sarà più necessario leggere i labiali (spesso inventando frasi mai pronunciate), ascolteremo le indicazioni dei tecnici, le proteste dei calciatori, i richiami dei direttori di gara.
Di un aspetto sono pressoché certo: nelle prossime settimane diminuiranno sensibilmente le ammonizioni per proteste, perché i calciatori dovranno contenere la vis polemica dopo un contrasto, dopo un rigore assegnato o meno, dopo un fallo subìto o commesso.

Come spesso ho avuto modo di affermare, la Serie A è un contesto completamente avulso dalle altre competizioni: in questo senso dobbiamo tenere presente che non esiste altro avvenimento che preveda un così alto numero di telecamere e microfoni a bordo campo.
Se una bestemmia fino a ieri poteva sfuggire ad arbitri e telecamere, per le prossime settimane non sarà così: martedì è stato squalificato Donati del Lecce per aver proferito un’espressione blasfema in campo. A Lecce, a spalti gremiti.
Un precedente vicinissimo e di grande importanza: il Giudice Sportivo e la Procura Federale si sono autoimposti (con questa decisione) una linea di tolleranza zero che non potrà essere disattesa nelle prossime giornate di campionato. Ciò significa che i calciatori dovranno prestare molta attenzione alle espressioni verbali perché mancherà loro la possibilità di “farla franca” per assenza di inquadratura o per mancata percezione.

Ma è anche vero che queste giornate di campionato saranno una straordinaria possibilità di apprendimento per i giovani arbitri, perché potranno ascoltare direttamente quel che accade in un campo di serie A e non attraverso stralci di conversazioni proposti da Rizzoli nelle riunioni con i dirigenti.
Ho un consiglio da darvi: se avete il decoder satellitare, scegliete di seguire la partita senza telecronaca ma solo con gli effetti audio originali.
In tal modo potrete sentire ogni suono della partita.
Probabilmente per qualche minuto vi sentirete un po’ frustrati in assenza della componente del calore del pubblico.
Magari potrà esserci anche un minimo di sconforto pensando che tutto ciò è causato da un nemico invisibile, non razionale e contro il quale non c’è (almeno per ora) una cura specifica.
Però, dopo un normale momento di smarrimento, sarà interessante trarre insegnamenti da quei ragazzi che oggi sono impegnati in Serie A e che fino a ieri erano al vostro posto: guardavano le partite della massima categoria sognando un futuro al San Paolo, all’Olimpico, allo Stadium, a San Siro, al Bentegodi.

L’emergenza ci priva di tanto ma può regalarci anche qualcosa.
Sarò il primo a seguire le partite con i suoni originali perché è un’occasione unica.
Anzi, preciso: spero che sia un’occasione unica e che non dovremo mai più vivere settimane come quelle che ci aspettano.

Naturalmente non aspettatevi di sentire quel che diranno i VAR all’arbitro: per quanto i rumori di fondo saranno praticamente nulli, gli arbitri davanti al monitor limiteranno al minimo le parole, mentre i VAR continueranno ad esercitare le loro funzioni normalmente.
Non li sentiremo, come non li abbiamo sentiti finora: continueranno a parlare “all’orecchio” dell’arbitro senza che lo spettatore possa ascoltarli.

Sarebbe interessante, per esempio, che anche la regia delle partite pensasse di sistemare un paio di microfoni dietro agli assistenti, più o meno attorno ai 16 metri dalla linea di fondo campo: vi assicuro che sarebbe molto istruttivo ascoltare le conversazioni con l’arbitro nei momenti della valutazione del fuorigioco o nello scambio di idee su episodi al limite (si pensi ad una deviazione oppure ad una giocata, ciò che importa interpretazioni diametralmente opposte di un episodio). Certo, sono consapevole che ciò creerebbe un problemino, ma sono convinto che sarebbe molto utile, anche per il semplice pubblico di appassionati, ascoltare quanta concentrazione sia necessaria e quanto sia complesso andare in campo, valutare, comunicare, rimanere allineati al penultimo difendente e non perdere mai il focus sul gioco.
Purtroppo, però, ciò non sarà possibile: le norme in materia (valide a qualunque livello: italiano, UEFA, FIFA, IFAB) vietano il posizionamento in campo di microfoni dedicati ed anzi statuiscono che le conversazioni tra arbitri, assistenti e VAR non possano essere ascoltate.
Al limite potrà capitare che taluni colloqui vengano intercettati casualmente (un po’ come la bestemmia di Donati a Lecce domenica scorsa): sarà comunque “curioso” capire quel che si dicono, anche se non avremo un quadro completo.
E lo stesso accadrà per le panchine: non pensiate che gli arbitri siano tutelati più di altri tesserati. I microfoni, infatti, non possono essere posizionati vicino ad allenatori e dirigenti, eventuali espressioni di questi protagonisti possono essere captate solo casualmente (per esempio nel caso in cui un allenatore od un dirigente si dovessero avvicinare al quarto ufficiale, nella zona in cui staziona la postazione di ripresa fissa, ovviamente dotata di microfono).

Le polemiche saranno minori?
Non ci sperate.
Anzi, probabilmente in alcuni casi verranno amplificate perché ci saranno molti più spunti critici proprio per il fatto che sentiremo praticamente tutto quel che avviene sul terreno di gioco: sappiate che molte parole si perdono nel rumore di fondo e che ciò non accadrà, pertanto è facile prevedere che ascolteremo molto di più e vedremo qualcosa in meno.
Il calcio, per alcune settimane, si trasformerà in uno sport nel quale anche l’aspetto uditivo acquisirà importanza maggiore rispetto al passato.

Concludo con un auspicio.
L’emergenza non è mai positiva.
La speranza è che si concluda in fretta, che si possa tornare ad abbracciare un amico senza il terrore del contagio, che si possa stringere la mano ad una persona stimata, che si possa dare un bacio senza dover sperare che sia innocuo.
Proviamo, perlomeno, a trarre un vantaggio ognuno nel proprio “piccolo”.
Il nostro “piccolo” è la funzione didattica che queste settimane potrebbero avere, sia a livello personale che massmediatico.

Albert Einstein disse:
“Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”.
Non sarà facile per nessuno.
Proviamoci.

Luca Marelli

Comasco, avvocato ed arbitro in Serie A e B fino al 2009, accanto alla professione si occupa di portare qualche spunto di riflessione partendo dal regolamento, unica via per comprendere ed interpretare correttamente quanto avviene sul terreno di gioco. Il blog (www.lucamarelli.it) è nato come un passatempo e sta diventando un punto di riferimento per addetti ai lavori ed appassionati.

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