Sabato 1 agosto 2020, ore 20.45.
Juventus-Roma chiude la stagione delle due società, una partita che non ha nulla da dire alla classifica ma per la quale è stato scelto Gianluca Rocchi.
Una designazione di garanzia?
Un addio in tono minore?

Nulla di tutto ciò.
Juventus-Roma è la chiusura di un amplissimo cerchio per l’arbitro fiorentino che torna ad arbitrare questa gara dopo quasi sei anni, chiudendo allo Stadium una carriera eccezionale nella quale non è mancato (quasi) nulla.

5 ottobre 2014, Juventus Stadium (allora si chiamava ancora così).
Juventus-Roma finisce 3-2 tra mille polemiche.
Rocchi verrà tenuto a riposo per due turni dopo una gara diretta oggettivamente male ma che, soprattutto, scatenò una quantità infinita di polemiche per alcune scelte discutibili.
Epoca pre-VAR, l’arbitro decideva in una frazione di secondo come oggi, ma senza il paracadute della tecnologia.
Nei giorni successivi le polemiche furono atroci: commentatori usciti da chissà dove che ne chiedevano la sospensione definitiva, giornalisti che prevedevano un rapido declino e la fine della carriera a fine stagione, gli immancabili politici che reclamavano sospensioni di almeno sei mesi.
Insomma, le solite litanie utili ad alzare gli ascolti, aumentare le vendite e portare visibilità al politicante di turno, sempre pronto a cavalcare l’onda emotiva del tifoso (perché, alla fine, la politica è ormai da anni uno schieramento di tifoserie senza sostanza).

Dieci giorni dopo Rocchi venne intervistato dalla RAI.
L’obiettivo di quella scelta era presentare in video un arbitro per spiegare i motivi che l’avevano portato ad assumere delle decisioni sbagliate, una sorta di “esperimento” con due scopi: riabilitare l’immagine di un arbitro massacrato anche oltre i suoi effettivi demeriti ed esplorare l’ipotesi di aprire il mondo AIA ai massmedia.

Purtroppo, come sempre capita in ambito mediatico, quella intervista è rimasta un bel progetto realizzato come peggio non si poteva: domande banali, nessun approfondimento sugli episodi della gara, minuti persi nella ricerca di notizie personali di cui oggi non si ricorda nessuno.

La parte più aperta alla discussione dell’Associazione vide in quell’episodio un’opportunità perduta, la parte più fideista lesse un capitolo di successo nella politica mediatica di Nicchi.
Non è necessario essere social manager per capire che quell’iniziativa fu un clamoroso flop dovuto al pressapochismo di chi organizzò l’incontro tra Rocchi ed i mass media.
Non a caso, negli anni successivi, non abbiamo più visto un singolo arbitro parlare pubblicamente, se escludiamo qualche apparizione del designatore della CAN A Rizzoli e le numerosissime presenze di Nicchi, gran parte delle quali inutili se non dannose (rimarrà nella storia dell’AIA l’incredibile gaffe del presidente alla Domenica Sportiva, durante la quale parlò con convinzione di “nuove regole”sui falli di mano, nuove regole inesistenti e che hanno creato un’incredibile confusione mediatica per tutto il campionato).

Nonostante quella parentesi, le cassandre sulla carriera di Rocchi hanno dovuto ricredersi.
Negli anni successivi abbiamo visto un arbitro molto differente e non certo inferiore al periodo precedente al 5 ottobre 2014.
Anzi: dal 2014 ad oggi abbiamo potuto ammirare il miglior Rocchi di sempre che, non a caso, ha raggiunto risultati inarrivabili per il 99% dei colleghi.
Rapidamente: una finale di Coppa Italia, una Supercoppa Europea (Manchester United-Real Madrid), una Confederation Cup, un Campionato del Mondo (Russia 2018), un Mondiale per Club, la finale dell’Europa League a Baku (Arsenal-Chelsea), decine di partite in Champions League, un  numero infinito di derby e big match in Italia.

Chi ha l’abitudine di leggere questa rubrica è consapevole che uno dei principi che più mi sono cari è individuabile nella capacità del singolo arbitro di ripartire da un errore, non considerandolo un inciampo da dimenticare ma una ricchezza da accumulare.

Non è facile affrontare questo argomento perché troppo spesso ci si ferma alle banalità dato che la figura arbitrale non è ambito di particolare attenzione ma è sfruttata nella gran parte dei casi per alimentare polemiche, per fidelizzare spettatori e lettori superficiali, dimenticando strumentalmente tutto il resto.

A Torino Orsato sarà il quarto ufficiale di Rocchi.
No, non sto cambiando argomento.
Orsato verrà impiegato come quarto ufficiale dopo tantissimo tempo: sarà una sorta di “guardia d’onore” di Rocchi, con il quale ha diviso centinaia di raduni alla CAN e decine in ambito UEFA/FIFA. 
Ed anche per Orsato vale lo stesso discorso per Rocchi.
Dopo il famoso Inter-Juventus di due anni fa, si ascoltarono e lessero esattamente gli stessi argomenti di quattro anno prima: “deve andare a casa”, “non deve più arbitrare”, “arbitro scadente” (sic…) e tutto il rosario di amenità solite.

Orsato e Rocchi hanno una caratteristica in comune: sono due fuoriclasse, probabilmente gli ultimi di una generazione straordinaria che l’AIA non è riuscita a sostituire (anche e soprattutto per una gestione assurda delle risorse umane, creando il muro tra Serie A e Serie B che ha portato alla situazione attuale).

E come ogni fuoriclasse che si rispetti, possono apparire anche supponenti ma non si adagiano mai sugli allori.
Dopo Juventus-Roma del 2014 Rocchi non ha vivacchiato ma è diventato un arbitro migliore.
Dopo Inter-Juventus del 2018 Orsato non ha vivacchiato ma è diventato un arbitro migliore. È vero, ha avuto tanti problemi fisici nell’ultima stagione ma non ricordiamo una singola gara che possa essere definita negativa.

Non si pensi, infine, che il percorso di Rocchi ed Orsato sia così diverso.
Oggi in tanti si “lamentano” del fatto che Orsato non abbia più incrociato l’Inter da due anni a questa parte.
Sbagliato, questo è un errore di Rizzoli che doveva imporre che il veneto e l’Inter si incontrassero di nuovo in campo.
Ma anche Rocchi non vide più la Roma per oltre due anni e pure in quel caso fu un errore. E non c’era Rizzoli.

Sabato si chiude un cerchio.
Rocchi terminerà una carriera entusiasmante ritrovando le maglie di Juventus e Roma, quelle stesse maglie che sei anni fa hanno rappresentato non la fine di un percorso ma l’inizio di una crescita personale e tecnica che hanno portato i risultati che, in sintesi, abbiamo elencato precedentemente.

La domanda che sorge spontanea adesso è la seguente: che cosa farà Rocchi da grande?
Sono onesto: non ne ho la più pallida idea.
Come solitamente accade in questi casi, incontrerà l’attuale presidente dell’Associazione per decidere assieme quale sarà il futuro prossimo.
Non entro in queste decisioni, sono questioni che riguardano le aspirazioni del singolo e la programmazione dell’associazione.
Inutile sottolineare che perdere Rocchi sarebbe un disastro tecnico (l’ennesimo) per l’associazione, in linea con gli errori commessi negli ultimi undici anni.

Vedremo.
Per ora limitiamoci a vedere per l’ultima volta in campo Rocchi, la presenza numero 263 che lo colloca al secondo posto all-time dietro all’irraggiungibile Concetto Lo Bello.

Ah, dimenticavo.
Grazie di tutto, Gianluca.

Luca Marelli

Comasco, avvocato ed arbitro in Serie A e B fino al 2009, accanto alla professione si occupa di portare qualche spunto di riflessione partendo dal regolamento, unica via per comprendere ed interpretare correttamente quanto avviene sul terreno di gioco. Il blog (www.lucamarelli.it) è nato come un passatempo e sta diventando un punto di riferimento per addetti ai lavori ed appassionati.

 

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