Proseguiamo oggi il nostro viaggio nelle direttive del Settore Tecnico dell’Associazione Italiana Arbitri. Approfondiamo la punibilità tecnica e disciplinare dei contrasti di gioco e capiamo quali elementi siano da valutare e come si debba giungere alla corretta valutazione..

 

Contenuto degli articoli precedenti (parte 1 e parte 2 presenti in questo stesso blog):

> La gravità dei falli, la conoscenza e la percezione

> Il Settore Tecnico, le direttive e l’evoluzione del calcio

> Il regolamento e le categorie dei falli secondo gravità

> lo spirito delle direttive del Settore Tecnico

> Negligenza, Imprudenza e Vigoria Sproporzionata

> Gli elementi di valutazione del fallo

>> intenzione o “malizia” del contrasto.

>> velocità ed intensità del contrasto

>> possibilità di giocare o contendere il pallone

>> direzione, posizione e distanza da cui è portato il contrasto

>> tempistica del contrasto

>> punto del contatto

>> “atmosfera” della gara

> Il VAR e i cartellini rossi

 

Contenuto di questo articolo (parte 3):

> principi generali di valutazione della punibilità

>> la forza ovvero la velocità unita all’intensità

>> la contesa e l’opportunità di giocare il pallone

>> la parte del corpo utilizzata per il contrasto

>> la posizione del corpo o degli arti di chi colpisce

>> la posizione di contatto sul corpo di chi viene colpito

> L’applicazione del vantaggio nelle fattispecie analizzate

> I contrasti “bassi”

> i contrasti “alti”

 

> principi generali di valutazione della punibilità

Alcuni dei principi generali, che ci possono aiutare nella valutazione della gravità dei contrasti, riguardano solitamente qualcosa che per un arbitro è sufficientemente banale, mentre alle volte non è conosciuto o è semplicemente messo da parte nei commenti dei tifosi o di alcuni addetti ai lavori: il fatto che calciare o toccare prima il pallone non è elemento tale da scagionare un eventuale colpevole di intervento falloso. Quindi bisogna avere sempre ben chiaro che il pallone toccato non è un “libera tutti”.
Solitamente colpire l'avversario prima del pallone rende il contrasto irregolare, e colpire prima il pallone ma travolgere o sgambettare o colpire l'avversario con negligenza, imprudenza o con vigoria sproporzionata, porta comunque ad una sanzione sia tecnica che, a seconda della gravità, disciplinare

Di seguito approfondiamo i cinque principi generali da considerare per la valutazione della punibilità disciplinare del fallo, Non sono esaustivi, perché gli elementi da tenere presente sono molteplici e possono variare da tipo di contrasto a tipo di contrasto e da gara a gara, ma forniscono un'importante guida per la valutazione. Ognuno di questi elementi deve essere valutato e deve essere tenuto presente per elaborare un giudizio completo. Un giudizio che, vi ricordo, deve essere preso in un brevissimo lasso di tempo e deve comprendere sia la parte tecnica che la parte disciplinare.

 

>> la forza ovvero la velocità unita all’intensità

Il primo elemento che consideriamo è la forza con cui viene portato un intervento, ovvero la somma della velocità più l'intensità dello stesso. All'interno di questo elemento e dei successivi vi sono alcuni dettagli che fungono da termometro e che passano da una zona, diciamo, verde ovvero di non punibilità, ad una zona pienamente rossa che solitamente corrisponde anche ad una punibilità disciplinare dello stesso colore.

- valutiamo quindi se l’intervento è portato con almeno un piede sul terreno fino a valutare se viene portato con un balzo che solitamente acuisce la mancanza di controllo del corpo e aumenta il peso (pressione) portato addosso l'avversario

- per quanto riguarda le braccia, verifichiamo se il braccio è usato per l'equilibrio, fino a valutare se è da considerare come braccio o gomito lanciato o addirittura posizionato/mosso per colpire

- per quanto riguarda l'entità del contrasto possiamo andare da un contatto minimo o di striscio ad uno “pieno” portato con intensità e con vigoria

 

>> la contesa e l’opportunità di giocare il pallone

- se il calciatore contende il pallone ed ha possibilità di giocarlo, solitamente è indice di inferiore punibilità dell’intervento, man mano che la distanza dal pallone aumenta, fino all'impossibilità di arrivarci, passando per un eventuale tackle in ritardo, aumenta la possibilità di punibilità del gesto.

- se un contatto avviene nell'ambito della dinamica dell'azione della contesa per il pallone, ciò sarà indice di minore punibilità rispetto ad un movimento successivo ovvero frutto di un secondo slancio che con la contesa del pallone non ha più molto a che fare

- se il movimento è portato verso il pallone o ad intercettare la traiettoria dello stesso, la punibilità solitamente è inferiore che rispetto a quando lo slancio avviene solo per limitare il movimento dell’avversario o peggio per colpirlo.

 

>> la parte del corpo utilizzata per il contrasto

- se un contrasto avviene con una parte laterale della scarpa c’è meno pericolo per l’avversario piuttosto di un contrasto portato con lo slancio della gamba (ad esempio con un calcio) e diventa decisamente pericoloso se avviene con i tacchetti

- se un contrasto con le braccia è portato con l’avambraccio solitamente è meno pericoloso di un contatto con il gomito (ancor più quando la gomitata è voluta e portata con slancio)

- se un contrasto è portato con la mano aperta, risulta meno pericoloso che se viene portato con il pugno chiuso

 

>> la posizione del corpo o degli arti di chi colpisce

- se un calciatore con il piede interviene a livello terreno solitamente corrisponde ad un indice di pericolosità minore di un contrasto con piede alto, e più alto è il piede, più pericoloso di norma sarà l’intervento

- se un contrasto viene portato con bamba “molla” o piegata ha un impatto minore di un intervento portato con gamba tesa e ginocchio bloccato, perché il peso del corpo tende a scaricarsi maggiormente sul punto di contatto

- se un braccio arriva in contatto da allungato (sbracciata) solitamente è meno pericoloso di un braccio che arriva piegato col gomito che punta l’avversario

 

>> la posizione di contatto sul corpo di chi viene colpito

- se il contatto avviene sul piede, sarà più difficilmente motivo di intervento disciplinare grave che se il contatto avviene sulla gamba o peggio ancora sulla caviglia, tendine d’Achille o ginocchio

- se il contatto avviene sulle gambe sarà generalmente meno pericoloso di un colpo al corpo o peggio al volto

 

Come abbiamo visto ognuno dei sotto elementi elencati ha una sorta di climax, da una minore ad una maggiore pericolosità e quindi da una minore ad una maggiore punibilità. La valutazione dell’intervento deve essere necessariamente la somma di tutte queste micro-valutazioni che non possono essere considerate a sé stanti, ma facenti parte di un giudizio complessivo, sia per quanto riguarda la parte tecnica che la parte disciplinare.

 

> L’applicazione del vantaggio nelle fattispecie analizzate

Apro una piccola parentesi per sottolineare una particolare casistica, ovvero l'applicazione del vantaggio nel caso in cui il calciatore colpevole dell'infrazione dovesse essere meritevole di una doppia ammonizione o di una espulsione diretta a causa di quella infrazione.
Nel regolamento nella regola 12 a pag. 93 si legge:
 “Il vantaggio non deve essere applicato in situazioni concernenti un grave fallo di gioco, una condotta violenta o un’infrazione che comporta una seconda ammonizione, a meno che ci sia una chiara opportunità di segnare una rete. In questo caso, l’arbitro dovrà espellere il calciatore alla prima interruzione di gioco. Se, però, il calciatore gioca il pallone o contrasta / interferisce con un avversario, l’arbitro interromperà il gioco, espellerà il calciatore e riprenderà il gioco con un calcio di punizione indiretto, a meno che il calciatore commetta un’infrazione più grave. “

Ci rendiamo conto quindi che l'arbitro necessariamente deve avere in mente quali siano i calciatori già ammoniti fino a quel momento, perché l'applicazione del vantaggio, in caso di doppia ammonizione, dovrebbe avvenire solamente in casi eccezionali. In tale caso infatti ci si espone ad un rischio particolare ovvero alla possibilità che il calciatore, che dovrebbe essere espulso, possa nel proseguo dell'azione intervenire nell'azione stessa. Questo crea un problema di gestione pratica oltre naturalmente al problema “deontologico” di permettere ad un calciatore che non ne ha diritto di continuare a giocare. Il concetto di vantaggio però è uno dei concetti più nobili del gioco del calcio e quindi l'arbitro necessariamente dovrà valutare tale rischio per non penalizzare la squadra che subisce il fallo.

 

> I contrasti “bassi”

Affrontiamo ora la distinzione tra contrasti bassi e contrasti alti, dando una serie di indicazioni per la loro valutazione e puntando l’attenzione su alcune caratteristiche da tenere ben presenti.

 

Contrastare con il piede sollevato da terra non sempre è un atto punibile, come non è sempre punibile l'utilizzo della suola o dei tacchetti dello scarpino per controllare il pallone. Infatti tali tipologie di intervento devono essere punite solamente se mettono in qualche modo in pericolo la sicurezza degli avversari. Arrivare in contesa con la gamba protesa in avanti e caricata del peso del corpo portandola ad una altezza superiore rispetto a quella del pallone, ma ottenendo un pieno contatto con la gamba dell'avversario, solitamente porta ad una sanzione tecnica e alla sanzione disciplinare del cartellino rosso per grave fallo di gioco

Quando invece l'intervento, anche se deciso, viene portato per conquistare il pallone in modo che il calciatore arrivi a colpire con i tacchetti lo scarpino dell'avversario, come detto in precedenza, deve essere punito solitamente con un cartellino giallo per fallo imprudente (studs on foot).

Intervenire per contrastare il pallone con entrambi i piedi contemporaneamente può essere pericoloso. Solitamente se l'intervento è portato da breve distanza, il carico di pericolosità è inferiore, mentre se siamo di fronte ad un salto incontrollato verso il pallone, magari da una certa distanza e in velocità, il tackle risulta molto più facilmente pericoloso portando quasi inevitabilmente anche ad un intervento disciplinare. In questa categoria di interventi rientrano anche i cosiddetti interventi “a forbice” in cui le due gambe di chi commette il fallo si chiudono a stringere e colpire quella o quelle dell'avversario, in questo caso è fondamentale la valutazione dell’impatto della gamba di riporto.

I contrasti in scivolata, anche se portati rasoterra, indipendentemente dalla reale conseguenza sull'avversario, devono essere solitamente puniti se il contatto avviene prima di toccare il pallone, salvo naturalmente contatti marginali. Nel caso invece in cui vi sia contatto prima con il pallone e poi con l'avversario, per esempio con la gamba di riporto, solitamente è da ritenersi irregolare se non di lieve entità e solitamente porta ad un provvedimento di ammonizione, ma è sempre importante rilevare l’intensità del contatto. Ricordiamoci che il calcio è uno sport di contatto e talvolta esistono anche i contatti di gioco, senza conseguenze tecniche e disciplinari.

 

> i contrasti “alti”

I contrasti alti solitamente corrispondono ai contrasti aerei per contendere il pallone che arriva verso una coppia di calciatori e solitamente il pallone si trova ad una altezza superiore a quella della testa di entrambi. Bisogna analizzare bene se i calciatori stiano saltando “sopra” oppure “verso” gli avversari, verificando se stiano concentrandosi magari più sull’avversario che sul pallone che sta giungendo verso di loro. Bisogna fare attenzione alle sbracciate dei calciatori e ai contatti con l'avambraccio o peggio con i gomiti e controllare per rilevare eventuali contatti con il volto, portati magari a mano aperta o peggio con il pugno.

Tra le situazioni più frequenti abbiamo anche l'utilizzo delle braccia fatte oscillare, o mosse contro la parte superiore del corpo dell'avversario, nel tentativo di liberarsi dalla contesa o di prendere spazio per poter meglio giocare il pallone. A queste tipologie di contatto si aggiungono l'utilizzo delle braccia per superare in corsa gli avversari, tirandoli a sé o trattenendoli. Bisogna particolarmente fare attenzione all'utilizzo dei gomiti o delle parti dure delle braccia, utilizzate per fermare la progressione dell'avversario.

 

I parametri di giudizio dei contrasti alti in qualche modo ricalcano quelli dei contrasti bassi precedentemente menzionati, ma vi sono alcune peculiarità da tenere ben presente.

In particolare è importante verificare dove stiano guardando i contendenti, ovvero se la concentrazione sia sul pallone piuttosto che sull’avversario o parti del suo corpo, magari utilizzate come bersaglio. L’allargamento delle braccia a colpire l’avversario è un indice di punibilità più grave del movimento portato solo per agevolare il gesto atletico. Qui anche i passi antecedenti il salto possono aiutare a leggere l’intenzione di chi salta, se tende a spostarsi verso l’avversario o verso il pallone. Anche l’angolazione di salto è importante, per verificare che non vi sia la tendenza di usare il corpo a sfondamento o “ponte”. La posizione del braccio congrua rispetto al gesto atletico e la ricaduta praticamente sul posto sono indice solitamente di intervento corretto. Diversamente un calciatore che atterra ad una certa distanza da dove ha spiccato il salto con movimento verso l’avversario, generalmente porta anche all’utilizzo delle braccia per il contrasto e ciò configura un contrasto irregolare.

La spinta sull’avversario talvolta è portata dall’alto al basso, facendo pressione sulle spalle e rendendo l’elevazione punibile.

La gravità di determinati contrasti aerei è acuita dal fatto che solitamente chi salta non ha particolare opportunità di attutire i colpi o “difendersi”, quindi è necessario tutelarne la sicurezza fisica. In tale ottica, dato che ci possono essere contatti tra parti dure del corpo (gomiti, avambracci, …) e parti molle (volto, gola, …) o comunque delicate (testa,..) bisogna considerare che anche contatti di relativa bassa entità possono risultare dannosi o pericolosi. Per quanto riguarda testa e collo, l’attenzione dell’IFAB negli ultimi tempi è particolarmente concentrata nel valutare eventuali infortuni e stigmatizzare falli che possano ledere tali zone del corpo. 

 

Siamo giunti al termine di questo lungo ed articolato approfondimento che ci ha portato a scoprire i parametri e le metodologie del Settore Tecnico per valutare la gravità dei falli, con la speranza che ora si possano avere maggiori e migliori elementi per giudicare sia da dentro che da fuori il terreno di gioco.

Ad maiora!

Massimo Dotto

Informatico e Osservatore Arbitrale di calcio a 11 a livelli nazionali fino al 2014, per passione da molti anni si dedica al difficile compito di diffondere la conoscenza sul Regolamento del Calcio, in particolare su Facebook. Il Gruppo di cui è co-admin riunisce migliaia di appassionati fornendo materiale unico ed utile per l'analisi delle più disparate casistiche arbitrali ed il mondo dell'arbitraggio.

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