Handanovic e Drągowski: impariamo ad avere dubbi per giudicare

L'ultima giornata di campionato ha presentato alcuni episodi molto interessanti dal punto di vista arbitrale. Alcuni di questi sono quegli episodi che un arbitro spera sempre di non dover affrontare, perché sa che qualunque scelta prenda si troverà ad affrontare una inevitabile contestazione, dato che si tratta di episodi borderline che creano convintissimi schieramenti opposti. Schieramenti specie nati da una non particolarmente approfondita analisi dell’accaduto o conoscenza del regolamento.
Oggi ci soffermeremo in particolare su due episodi che in qualche modo coinvolgono il portiere dell'Inter Samir Handanovic il portiere della Fiorentina Bartłomiej Drągowski.

Partiamo dall'episodio di Fiorentina Napoli, che ci permette di affrontare diverse casistiche: dalla punibilità di un contatto in area di rigore, sia tecnica che disciplinare, alla punibilità di un contatto di gioco, in particolare quello avvenuto tra Bartłomiej Drągowski e Lorenzo Insigne sugli sviluppi del calcio di rigore, ad, infine, la punibilità dell’entrata dei calciatori in area di rigore durante il calcio di rigore.

I fatti: minuto 36, Victor Osimhen lanciato sulla fascia sinistra si invola verso l'area di rigore, appena entrato viene affrontato da Lucas Martínez Quarta che, per prendere il tempo all'avversario, lo spinge con troppa foga. L'arbitro fischia il calcio di rigore. Sul dischetto si presenta Lorenzo Insigne che calcia bene ma il portiere della Fiorentina Bartłomiej Drągowski è molto bravo a parare. Il pallone resta in zona e vi si avventa l’attaccante, che riesce ad anticipare di testa per un soffio il ritorno del portiere. Drągowski comunque para, scontrandosi con l’attaccante, e sul pallone si avventa Hirving Lozano che calcia in rete. L’arbitro convalida e il VAR non interviene.

L’analisi: Dopo l'entrata in area di rigore, l'attaccante del Napoli viene affrontato in modo inequivocabilmente negligente da parte del difensore della Fiorentina, che effettivamente lo contrasta guardando più lui che il pallone. Si tratta sicuramente di una evidente occasione di segnare una rete, senza il fallo infatti l’attaccante si sarebbe trovato a tu per tu col portiere, puntando la porta.
Corretto quindi fischiare calcio di rigore, ma la decisione disciplinare è corretta? Giusto solo ammonire o sarebbe stato più corretto espellere?
Il regolamento nella regola 12 a pag. 96 dice:
“Negare la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete (D.O.G.S.O.) Se un calciatore nega alla squadra avversaria la segnatura di una rete o un’evidente opportunità di segnare una rete con un fallo di mano, il calciatore dovrà essere espulso, a prescindere dal punto in cui avviene l’infrazione. Se un calciatore, all’interno della propria area di rigore, commette un’infrazione contro un avversario, al quale nega un’evidente opportunità di segnare una rete e l’arbitro assegna un calcio di rigore, il calciatore colpevole dovrà essere ammonito se l’infrazione deriva da un tentativo di giocare il pallone; in tutte le altre circostanze (ad esempio: trattenere, spingere, tirare, mancanza di possibilità di giocare il pallone, ecc.) il calciatore colpevole dovrà essere espulso.”
Si tratta di valutare quella che è conosciuta come “genuinità” di contendere o giocare il pallone. Nel caso specifico la domanda corretta da porsi è: il difensore è intervenuto chiaramente solo sull’avversario senza provare a contendere il pallone, o senza cercare di giocare il pallone o prendere il tempo all’avversario?
La spinta è evidente ma non appare una spinta volta solo ad “abbattere” l’avversario, si tratta di un tentativo di contesa spintosi troppo oltre. La volontà di contendere il pallone è ragionevolmente quella che ha spinto il calciatore ad affrontare in quel modo l’avversario. Intervento “genuino”. Giusto il cartellino giallo.

Il contatto tra Insigne e Drągowski è una situazione difficile da valutare. Molto importante in quel caso la sensazione del campo. Importante è il fatto che l’attaccante arrivi per primo sul pallone (se lo avesse mancato e avesse travolto l’avversario sarebbe stato un intervento evidentemente falloso), ma non fondamentale, dato che sappiamo che il contatto col pallone non è sufficiente per scongiurare l’azione fallosa. L'attaccante colpisce col corpo il portiere che si è allungato alla disperata per parare il pallone: si tratta di uno scontro di gioco, poiché non vi è evidenza di un movimento negligente, lo slancio per colpire il pallone è portato con una corretta forza e, visto dalla parte opposta, lo stesso portiere si lancia ad incrociare la traiettoria dell’attaccante, con la medesima modalità. Appare corretta quindi la lettura dell’arbitro di lasciar correre. Si tratta di un episodio in pieno controllo dell’arbitro che ne giudica da ottimo punto di vista l’intensità e la dinamica. VAR non ha margine di intervento, non solo non si tratta di un chiaro ed evidente errore, ma la decisione appare corretta.

Lozano, che interviene per il tap-in vincente, è partito da fuori l’area di rigore al momento della battuta del rigore? Ricordo due punti fondamentali:
1. la posizione dei piedi dell’attaccante che sta per entrare in area di rigore è fondamentale. Non si deve guardare più, come una volta, la proiezione del corpo.
2. VAR, essendo l’attaccante coinvolto nell’azione che porta alla rete, ha tutto il diritto di intervenire e, da protocollo, ha controllato la posizione dei piedi del calciatore.
Premesso ciò, unito al fatto che le immagini non danno alcuna evidenza del fatto che, al momento della battuta, Lozano avesse un piede almeno sulla linea, è ragionevolmente plausibile che la posizione sia regolare. Altre eventuali posizioni irregolari, di calciatori non coinvolti direttamente nella rete, sono da valutarsi “sul campo” e paiono tranquillamente essere all’interno della comune tolleranza applicata in questi casi. Su quelli, VAR non può intervenire.

L’altro episodio molto interessante, che ha fatto molto discutere, è avvenuto in Sassuolo Inter, affrontandolo cercheremo di capire la reale dinamica e le possibili interpretazioni, ma soprattutto se VAR abbia margine di intervento.

I fatti: minuto 45, Grégoire Defrel controlla il pallone approfittando di un corto retropassaggio di Stefan de Vrij e si invola verso l'area di rigore dell'Inter, Samir Handanovic esce fuori area e si frappone tra l'attaccante e il pallone, arrivando a contatto sia con le gambe che con il braccio, con l'attaccante avversario. L'arbitro considera quanto accaduto come contatto di gioco e non fischia. Var non interviene.

L’analisi: l’episodio è estremamente complicato, specie se valutato dal punto di vista dell’arbitro sul terreno di gioco. Abbiamo avuto modo di leggere, in queste ore, posizioni contrastanti, letture diverse e comunque argomentate, che dovrebbero far riflettere sull’evidenza o meno della punibilità di quel contrasto.
L’argomentazione di quanti ritengono non punibile il contrasto verte principalmente sull'ipotesi che sia un contrasto di gioco, in cui l’attaccante, con un piegamento del corpo in qualche modo anomalo, sembra non cercare di evitare il contatto, anzi agevolarlo. Una analisi attenta delle immagini permette, a mio avviso, di verificare che lo spostamento del corpo dell’attaccante non è laterale, dato che il portiere si pone esattamente sulla linea di corsa dell’attaccante, ma in avanti, con le braccia protese. Mia lettura è che sia un modo per cercare di evitare il contatto, dato che l’uscita del portiere è in qualche modo imprevedibile, infatti, una volta resosi conto di essere stato superato dal pallone, il portiere va furbescamente a tagliare direttamente la strada all’attaccante disinteressandosi completamente del pallone stesso.
L’allargamento delle braccia in alto e a lato configura inoltre un movimento assolutamente non naturale, volto, a mio avviso, ad offrire più “barriera” alla traiettoria dell’attaccante. Ipotesi suffragata dal fatto che l’intero movimento del corpo, con un saltino prima del contatto, pare volto a fermare l’attaccante, infatti il contatto avviene non solo col braccio sul volto, ma anche con la gamba “lasciata lì” ad incrociare la traiettoria di corsa dell’attaccante che pare sempre pulita e rettilinea. Ma si tratta di una valutazione soggettiva, come si tratta di una valutazione soggettiva l’intero giudizio della dinamica.
Uno degli elementi che può aiutare in questi casi è anche la valutazione della dinamica del movimento dell’attaccante in relazione al “vantaggio” che avrebbe nel “cercare il contatto”. L’attaccante si involerebbe facilmente verso la porta se non fosse fermato dal portiere. Egli ha interesse nel “guadagnare” un calcio di punizione da 30 metri e l'espulsione del portiere, piuttosto che avere l’evidentissima possibilità di segnare il 2 a 0? A mio avviso l’attaccante non ci pensa due volte a provare a segnare, sia per indole, sia perché una cosa è un gol in più, un’altra è un uomo in più per 45 minuti con solo un gol di scarto. Questa ultima situazione, esperienza insegna, non dà maggiori sicurezze di vittoria della prima.
Episodio borderline che difficilmente dovrebbe portare ad avere posizioni estremiste, sia in un senso che nell'altro. Tale situazione, con l’attuale formulazione del protocollo, esclude, di fatto, l’intervento del VAR.
In questo episodio l’evidenza degli indizi succitati mi porta ad avere una sensazione di punibilità molto marcata, con conseguente scelta per il calcio di punizione diretto e l'espulsione del portiere per DOGSO.

Se nel primo episodio qui analizzato, il ruolo del VAR è marginale e un cambio di protocollo difficilmente potrebbe migliorare la situazione, nel secondo, a mio avviso, ci sono i margini per una implementazione utile. Primo fra tutti il challenge, permettendo la richiesta, da parte delle squadre, di una OFR “a comando”. In secondo luogo, l’apertura all’intervento del VAR in episodi di possibile DOGSO in cui il punto di valutazione dell’arbitro, come nel nostro caso, è estremamente penalizzante, sia come punto di vista che come distanza.

Certo è che abbiamo assistito a due episodi che racchiudono numerose casistiche al loro interno e diversi momenti borderline in cui è estremamente difficile avere posizioni nette. In questi casi si evidenzia enormemente la difficoltà del compito dell’arbitro all’interno di un contesto mediatico in cui bisognerebbe, a mio avviso, imparare ad avere più dubbi per avere un atteggiamento più costruttivo e una mente più aperta. La conoscenza del regolamento e delle interpretazioni ufficiali è fondamentale e permette, in un ambito di onestà intellettuale, comunque difficile da coltivare, di capire non solo se le scelte fatte sul terreno di gioco e nella Video Operation Room siano plausibili, ma, in caso, quanto veramente importanti siano gli errori. Sempre se tali sono...


Massimo Dotto

Informatico e Osservatore Arbitrale di calcio a 11 a livelli nazionali fino al 2014, per passione da molti anni si dedica al difficile compito di diffondere la conoscenza sul Regolamento del Calcio, in particolare su Facebook. Il Gruppo di cui è co-admin riunisce migliaia di appassionati fornendo materiale unico ed utile per l'analisi delle più disparate casistiche arbitrali ed il mondo dell'arbitraggio.

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