Le differenze statistiche con gli altri campionati e i numeri del VAR

Dopo le analisi, nelle settimane scorse, delle meraviglie dell’International Broadcast Centre della Lega di serie A, del VAR centre e del Team Performance di Gianluca Rocchi, vediamo un po’ di numeri e statistiche che ci permetteranno di giudicare meglio la bontà della squadra arbitrale italiana. Le analisi sono frutto di una raccolta dati che incrocia quanto rilevabile dalle statistiche dei maggiori campionati europei e della Champions League. Il confronto comprende quanto successo nelle prime 17 giornate di campionato e analizza falli fischiati, ammonizioni, espulsioni e rigori, faremo un excursus anche su alcuni interessanti dati del VAR.
Innanzitutto, parliamo di numero medio di falli fischiati a partita. In tale ottica mi preme fare una precisazione: spesso si sente parlare di confronto tra il calcio italiano e il calcio inglese, come se quello inglese fosse in qualche modo migliore e possa diventare un obiettivo da raggiungere, perché si fischiano pochi rigori e si fischiano pochi falli. A quanto risulta, invece, com'è tra l'altro facile pensare, l'obiettivo della squadra di Rocchi è quello di riuscire ad avvicinarsi alle medie e alle logiche del calcio internazionale, in particolare a quello della Champions League. I dati, tra l'altro, confermano il fatto che il calcio inglese in fatto di falli fischiati è una sorta di anomalia.
La media di falli fischiati in Italia in Serie A è 24,7 a partita, dato identico a quello de LaLiga (24,7), seguono a debita distanza la Bundesliga con 22,8, la Ligue1 con 21,5 e, staccata, la Premier League con 19,6. Quindi è vero che in Premier League i falli fischiati sono sensibilmente meno che in Italia, ma è interessante paragonare questa situazione al dato internazionale. In particolare, la Champions League si assesta sui 22,3 falli a partita fischiati. Si evidenzia quindi, anche solo con questa statistica, che il calcio latino ci accomuna agli Iberici, e il nostro modo di arbitrare è probabilmente più vicino all’obiettivo Champions League (2,4 falli di differenza a gara) di quanto non lo sia la Premier League (2,7 falli di differenza a gara).
Dobbiamo inoltre evidenziare che la tendenza dei falli fischiati in serie A, andando a spulciare le statistiche, ci racconta di una diminuzione nella seconda parte delle prime 17 giornate; quindi, si conferma la volontà di puntare alla media Champions, diminuendo ancora di più la differenza, specie se si pensa che la media falli tra la giornata 13 e la giornata 17 si assesta a 23 a gara.
Una statistica altrettanto interessante riguarda il numero di rigori concessi, altro punto molto discusso specie sui media nostrani. Accesissima è infatti la diatriba riguardo a questo aspetto: spesso viene sottolineato il presunto enorme numero di rigori fischiati nel nostro campionato di Serie A rispetto agli altri, ma i numeri dicono relativamente altro. Infatti, la media rigori per partita si assesta su 0,4 in Serie A, e Champions League, mentre è allineata sullo 0,3 in Bundesliga, LaLiga, Ligue1 e anche in Premier League. Nulla di così “scandaloso” come una certa narrazione potrebbe far credere, inoltre la tendenza dei rigori è in diminuzione tangibile (0,28 dalla giornata 13 alla giornata 17) rispetto ad inizio stagione in cui effettivamente pareva esserci qualcosa di anomalo.
I dati delle ammonizioni vedono la Serie A (4,75 a partita) con un +15% rispetto alla Champions League, mentre i dati degli altri campionati, sono: Bundesliga -12%, Premier League -11%, Ligue1 -7%, LaLiga, i più “imprudenti”, +18%. Anche qui Italia e Spagna sono sopra la media di riferimento. In Serie A la tendenza è in leggero calo.
I dati delle espulsioni vedono la Serie A (0,23 a partita) anche qui con un +15% rispetto alla Champions League, mentre gli altri campionati rivelano una enorme variabilità, e rispetto a questo riferimento i dati sono: Bundesliga -50%, Premier League -40%, LaLiga +10% e Ligue1, i più “cattivi”, +30%. In Italia la tendenza è in leggera crescita.
Un altro tipo di analisi molto interessante è quella che si può fare riuscendo a recuperare i dati degli interventi VAR.
Quello che si può ricavare analizzando con attenzione le gare della prima parte del campionato evidenzia un grado di intervento perfettamente in linea con gli obiettivi e con la volontà internazionale che, ricordo, punta sempre al massimo risultato con il minimo impatto. L’obiettivo infatti è di raggiungere una percentuale di errore minima senza rendere il VAR uno strumento troppo invasivo. Probabilmente se poi si provasse a diminuire decisamente quella percentuale, si rischierebbe di aumentare a dismisura il numero di interventi VAR e, a quel punto, i benefici sarebbero inferiori rispetto alle negatività.
Nelle prime 160 partite di campionato di Serie A ci sono stati 799 check (4,99 a partita) e 48 interventi VAR (0,30 a partita). Interessante è verificare quanto un intervento ogni tre partite riesca spesso a catalizzare l’attenzione dei tifosi e dei media molto più delle decine e decine di decisioni prese ogni partita.
Più della metà dei check riguarda l’azione che porta alla rete e poco meno di un terzo riguarda gli episodi in area di rigore.
I dati degli interventi VAR, invece, rivelano che circa due su cinque sono volti a correggere episodi da rete e circa la metà vengono effettuati per episodi di calcio di rigore.
Parlando di errori sulle situazioni match changing, ovvero quelle relative ai criteri di intervento del VAR (rete segnata / non segnata, calcio di rigore / non calcio di rigore, espulsione diretta (non seconda ammonizione), scambio d’identità) un interessante dato riguarda il fatto che siano 10 gli errori rimasti nonostante il controllo VAR. Resta, sul totale delle check effettuate, una percentuale di errore irrisoria del 1,25%, che abbatte di quasi l’80% la già bassa percentuale di errori commessi in campo (5,76%).
Ancora una volta, se ve ne fosse bisogno, si conferma l'utilità innegabile del VAR che, nonostante intervenga una volta ogni tre gare circa e tenda ancora (fisiologicamente) a commettere errori, abbatte dell’ottanta percento gli errori della terna sul terreno di gioco.
Andando più a fondo, alle cause degli errori, l’analisi deve essere fatta caso per caso per essere efficace. In generale si può dire che gli errori derivano prettamente da discrepanze di interpretazione, specialmente in caso di intervento o non intervento VAR. A creare la maggioranza degli errori, è probabilmente la difficoltà intrinseca del concetto di chiaro ed evidente errore, poiché deriva dalla soggettività del singolo, soggettività che è impossibile togliere e che necessita di continuo miglioramento, obiettivo principe della squadra e delle metodologie di Gianluca Rocchi.
Vista la difficoltà del ruolo, non tutti gli arbitri vengono impiegati come VAR, nelle prime 17 giornate di campionato solo circa una ventina su 48. Ovvero quelli che fino ad allora, periodo a cui si riferiscono i dati fin qui esposti, avevano dimostrato caratteristiche di alto livello in termini di comunicazione, modo di procedere, decisione, coraggio, rispetto dei ruoli.
Infine, qualche rapida considerazione sul modo in cui abbiamo visto intervenire i VAR in Serie A e B, che, ricordo, è il modo in cui ci si aspetta l’intervento anche in campo internazionale: per il VAR ci devono essere delle prove importanti per togliere una rete. Serve qualcosa di “forte” nell’immediatezza, qualcosa di, appunto, chiaro ed evidente. Inoltre, nonostante sia ormai scontato che l'arbitro moderno quando è posizionato bene non sbaglia quasi mai, bisogna togliersi di dosso l’idea che se uno è in controllo e vede qualcosa, ma vede male, il VAR non possa intervenire: il VAR in quel caso può e deve intervenire. Chi è davanti al video non deve essere limitato nella revisione se l'arbitro ha visto. D’altra parte, non si dovrebbe chiamare l’arbitro alla on field review se l’episodio è discutibile: un VAR deve convincere l'arbitro che ha sbagliato del tutto, se ci sono degli elementi per la decisione inversa non si interviene.
Non ci sono segreti, come si può vedere, ci sono risultati concreti e numeri veramente molto buoni. Per capirli ed interpretarli nel modo giusto, bisogna fare analisi “cum grano salis” affidandosi ai numeri reali e ai paragoni corretti. Solo così potremmo renderci tutti conto che gli arbitri e i VAR


Massimo Dotto

Informatico e Osservatore Arbitrale di calcio a 11 a livelli nazionali fino al 2014, per passione da molti anni si dedica al difficile compito di diffondere la conoscenza sul Regolamento del Calcio, in particolare su Facebook. Il Gruppo di cui è co-admin riunisce migliaia di appassionati fornendo materiale unico ed utile per l'analisi delle più disparate casistiche arbitrali ed il mondo dell'arbitraggio.

Nella foto di Gabriele Maltinti, Francesco Cosso

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