É di questi giorni l’ennesimo caos arbitrale che, però, non ha alcun collegamento (né diretto né indiretto) con il campo.
Nessuna implicazione delle società, una questione tutta interna che coinvolge anche la Federazione che, come non a conoscenza di tutti, provvede direttamente a pagare le prestazioni arbitrali.

Naturalmente, secondo le deliranti abitudini di certi mestatori social, la questione è stata abbondantemente strumentalizzata per buttare palate di fango (per utilizzare una terminologia edulcorata) sull’intera categoria.

Non ho alcuna intenzione di difendere gli arbitri e gli assistenti coinvolti: attendo con distaccata amarezza le decisioni che verranno assunte dalla Corte Federale, lasciando alla Procura ed ai difensori delle persone coinvolte di procedere ai deferimenti e di portare avanti le proprie deduzioni.
Per quanto si tratti di diritto sportivo, il concetto basilare deve sempre essere tenuto presente: nessuno, nemmeno nella giustizia domestica, può essere considerato colpevole fino alla sentenza definitiva che, come sappiamo, sarà quella del Collegio di Garanzia del CONI.

Se da un lato non difendo le persone coinvolte in questa storia, dall’altra ben mi guardo dall’emettere sentenze, tristissima consuetudine di taluni ricercatori di like e di consenso popolare.
Non ho alcun rispetto di questi personaggi che sono complici di questo malvezzo di esercitare, senza averne alcuna legittimazione, il ruolo di pubblici censori, spesso coinvolgendo (come se fosse una conseguenza) l’intero movimento arbitrale, sparando accuse indecenti (per le quali, prima o poi, l’AIA dovrà muoversi con querele ad personam).

Prima questione: perché si è mossa la Procura Federale e non la Procura Arbitrale?
Nella giungla delle competenze (uno degli argomenti che provocano i mal di testa più feroci agli studenti di giurisprudenza), questa materia rientra tra quelle di cui si occupa la Procura Federale per un motivo che ho già accennato all’inizio di questo approfondimento: il denaro utilizzato per i rimborsi (e, naturalmente, anche per le diarie) è della Federazione che, tramite un sistema computerizzato, liquida spese e diarie agli arbitri che inseriscono i dati di ogni gara all’interno di una applicazione.
Fino ad una ventina di anni fa, tutte le cosiddette “pezze d’appoggio” (scontrini, pedaggi autostradali, biglietti aerei o del treno ecc.) venivano inviate allegate alla nota spese in forma cartacea.
Da qualche anno tutto è stato automatizzato ed i rimborsi spese vengono inseriti in via telematica nella “cartella” del singolo associato. Dopo un controllo degli organi competenti dell’AIA, le note spese vengono vidimate ed inoltrate alla federazione per la liquidazione (i cosiddetti “pacchi”).

Gli arbitri anticipano tutte le spese?
No, da qualche anno è la federazione che anticipa le spese di viaggio e pernotto, attraverso un’agenzia convenzionata. In tal modo gli arbitri non devono anticipare costi che, soprattutto nelle categorie inferiori, diventano spesso motivo di difficoltà.
Per farvi un esempio, nel mio ultimo anno di Serie C (2004/2005) le spese di viaggio erano a carico dei singoli associati che dovevano anticiparle (tranne l’albergo).
In quella stagione, verso aprile, avevo un credito verso la Federazione (e di sole spese vive) di circa ottomila euro.
Chiaramente una cifra non enorme ma nemmeno modesta se pensiamo che, in Serie C e D, ci sono molti giovani che stanno concludendo il percorso universitario o che hanno appena iniziato l’attività lavorativa.
Oltre alla difficoltà in questi ambiti (perché gli impegni sono molteplici in una stagione e non è raro passare fuori casa oltre cento notti all’anno, con ovvie ripercussioni sulla vita di ogni giorno), per alcuni diventava difficile sborsare anticipatamente quelle somme.
Per tal motivo si decise di cambiare sistema: l’AIA ottenne dalla FIGC che le spese di viaggio venissero pagate direttamente dalla Federazione stessa. Gli arbitri, semplicemente, devono allegare alla nota spese la ricevute dei documenti di viaggio, indicando se l’importo sia stato prepagato dall’Agenzia Viaggi o anticipato di tasca propria.

Perché non ne ho parlato prima?
Non lo nego: di questa storia sono al corrente da settimane.
Molte volte mi è stato chiesto del motivo per cui alcuni arbitri ed assistenti fossero spariti dalle designazioni.
Non ho mai risposto nel merito, limitandomi ad affermare (ed era vero) che erano assenti per motivi non tecnici (cioè non legati alle prestazioni offerte in campo o ad episodi particolari occorsi sul terreno di gioco nel corso della stagione).
Ipocrisia?
Speranza di insabbiamento?
Nulla di tutto ciò.
Al di là del fatto che indicare i motivi dell’assenza riferendosi a delle infrazioni avrebbe portato al rischio concreto di una querela, credo che il rispetto delle persone debba sussistere anche in presenza di errori commessi.
Pensare che mettere alla berlina degli esseri umani sia la strada corretta è, a mio parere, un’aberrazione dei nostri tempi.
Il punto l’ho già anticipato in precedenza: nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva, sia essa in ambito sportivo o civile o penale. In uno stato di diritto come il nostro dovrebbe essere scontato che la discussione nel merito dovrebbe essere sempre al condizionale: al contrario le sentenze in stile giustizialista si sprecano ed è accaduto (come al solito) anche in questa occasione.
Da parte mia vale sempre il medesimo principio: chi ha sbagliato, se riconosciuto colpevole delle accuse ascritte, deve pagare nella misura che verrà ritenuta equa dai giudici.
Tutto il resto sono chiacchiere e ricerca di consenso diffuso, non certo per informare ma per effimera “gloria” personale.

Cosa rischiano le persone coinvolte?
Entriamo nel campo delle ipotesi.
Non sappiamo con esattezza cosa sia accaduto, sebbene alcuni organi di stampa (quotidiani e siti internet) abbiano anticipato (chissà come...) precise circostanze contestate.
La questione non è banale.
La questione è molto grave.
Personalmente mi interessa poco l’ammontare della cifra indebitamente incassata come rimborso spese. Per ora non sappiamo nemmeno se le accuse avanzate siano fondate o meno. Pertanto questo è un esercizio puramente teorico.
Nel caso in cui dovesse essere dimostrata la responsabilità dei soggetti attualmente sospesi in via precauzionale dall’AIA, per loro la carriera potrebbe essersi chiusa con molti anni di anticipo.
D’altronde sarebbe difficile, in caso di riconoscimento di responsabilità, mandare nuovamente in campo, anche dopo una lunga sospensione, degli associati che dovrebbero far rispettare le regole del gioco ma che non hanno rispettato le norme, siano esse sportive o della vita di tutti i giorni.
In cuor mio nutro una piccolissima speranza che si tratti di un procedimento che finirà con il riconoscimento della buona condotta di tutti gli associati coinvolti ma sono ben conscio che si tratta di un’ipotesi marginale: se l’associazione ha deciso di sospendere in via precauzionale tre arbitri e quattro assistenti, ciò significa che gli elementi conosciuti sono tanti e non interpretabili.
La sensazione, netta, è che già a luglio potrebbero essere dismessi dal ruolo oppure che, in un moto di orgoglio personale, potrebbero firmare le dimissioni dall’AIA.

Non posso negare (e da questo momento entriamo nella riflessione personale) di essere rimasto enormemente amareggiato da questa vicenda.
Non è questione di soldi.
E’ una questione etica.
Gli arbitri in questione guadagnano tra gli ottantamila ed i centocinquantamila euro lordi (perciò bisogna togliere il 43% di tasse), buttare all’aria altri potenziali dieci anni nella massima categoria lo trovo incredibile.
Il tutto, se verranno confermate le indiscrezioni della stampa, per poche centinaia di euro da aggiungere nelle note spese.
Ricordo ancora che molti mi prendevano in giro perché, una volta arrivato all’aeroporto di destinazione, non utilizzavo i taxi per raggiungere l’albergo ma compravo un biglietto del pullman. E’ sempre stata una mia fissazione, lo ammetto: non è questione di essere tirchi, semplicemente non ho mai capito per quale motivo si dovessero buttare letteralmente dal finestrino dei soldi, aumentando esponenzialmente le spese a carico della federazione. Soprattutto perché di quella federazione si è parte e l’esborso economico non avrebbe portato a nulla se non una spesa viva da rimborsare a pié di lista.

La questione è vieppiù imbarazzante se pensiamo agli arbitri ed assistenti delle categorie inferiori.
Un arbitro di Serie A porta a casa, come diaria per ogni gara diretta, la somma di tremilaottocento euro lordi (millecinquecento per la Serie B) oltre ad un compenso fisso annuale variabile a seconda del numero di gare in A o del ruolo internazionale. Non somme gigantesche ma, in ogni caso, somme che consentono a sé ed alle proprie famiglie di vivere nell’agio.
A fronte di questi comportamenti, nelle categorie inferiori gli arbitri sono costretti spesso a viaggiare in giornata perché mancano le risorse economiche per i pernotti: partenza alle quattro del mattino per raggiungere uno stadio dalla parte opposta dell’Italia con ritorno la notte successiva. Il tutto per una diaria che non arriva nemmeno ad un trentesimo rispetto ad una partita di Serie A. In Serie C la diaria è pari a duecento euro lordi che, al netto delle tasse, diventano poco più di cento.
Ci siamo passati tutti dalle categorie inferiori.
E prendevamo ancora meno.
Pensate che, per la finale di Serie C/1 tra Avellino e Napoli del 2005 ho incassato la bella cifretta di novantaquattro euro lordi, pari a due diarie da quarantesette euro al giorno...
Ci sono passati anche coloro che oggi sono stati sospesi e dovrebbero sapere in quale situazione di privilegio operano: alberghi a quattro stelle in centro città, diarie non ricche ma certamente non banali, attenzione mediatica, riconoscibilità che si riverbera anche nell’attività professionale.
E, soprattutto, una carriera buttata nella spazzatura per incassare qualche euro in più del dovuto.

Non ho idea di come finirà questa vicenda e non voglio nemmeno ipotizzare scenari per il futuro.
Di certo rimane una grande amarezza.
Sperando che tutto si risolva in una bolla di sapone.
Ma, onestamente, non ci credo nemmeno io...

Luca Marelli

Comasco, avvocato ed arbitro in Serie A e B fino al 2009, accanto alla professione si occupa di portare qualche spunto di riflessione partendo dal regolamento, unica via per comprendere ed interpretare correttamente quanto avviene sul terreno di gioco. Il blog prima, e il canale Youtube in seguito, nati come un passatempo, sono diventati un punto di riferimento per addetti ai lavori ed appassionati.

Commenti (3)

    • Mornata Gian paolo
    • 2021-05-23 21:12:56
    caro Marelli purtroppo sa bene che non esiste al mondo una categoria di persone scevra dall'egoismo economico(l'avidità per denaro è una brutta bestia)e quindi anche la classe arbitrale non si sottrae a questa tragica regola.Il mio grande amico e fuoriclasse arbitrale GIGI AGNOLIN aveva predetto che il passaggio al professionismo della classe arbitrale avrebbe creato grossi problemi alla categoria stessa
    • Adriano De Leonardis
    • 2021-05-31 19:22:38
    Fosse tutto vero, come purtroppo è altamente probabile, questi signori hanno facilmente dimenticato i sacrifici affrontati in passato, così come il rispetto per il sacrificio delle giovani leve che a loro guardano come esempio da seguire e, ancora di più, hanno facilmente obliterato il ricordo di giovani vite spezzate, come quelle di Luca Colosimo e Loris Azzaro, volati troppo presto in Cielo, mentre erano in viaggio con le loro auto, durante una trasferta.
    • Lucio Polacco
    • 2021-06-01 07:41:51
    Complimenti Luca, commento da "vero arbitro". Le notizie scandalis tiche le lasciamo a chi non sa fare altro. Un cordiale saluto.
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